(A. Schianchi) Uno è elegante, l’altro potente. Uno ha classe da vendere, l’altro mette sul piatto grinta e determinazione. Uno si muove con passi felpati, che a volte assomigliano a un balletto; l’altro è più irruente, meno felino e più «bisontino». Edin Dzeko e Mario Mandzukic visti attraverso il canocchiale di un ex grande centravanti: Hernan Crespo, attuale allenatore del Modena.
Tra Dzeko e Mandzukic, chi sceglie per il suo attacco?
«Per come vedo io il calcio, preferisco Dzeko. Però Mandzukic è uno che non molla mai e di lui ci si può fidare».
Che cosa le piace di Dzeko?
«Sa giocare con la squadra, detta i tempi della manovra, sa muoversi bene in area. Per certe cose mi rivedo in lui. Però gli manca un po’ di cattiveria».
Troppo elegante, insomma.
«Può giocare una partita da 10 oppure può fare una prestazione da 4. Se è in giornata, non lo tieni. Altrimenti…».
Mandzukic è più affidabile?
«Mandzukic è sempre presente. Lui, il suo lavoro, lo fa. Magari non è bellissimo da vedere, però il suo contributo si sente. E poi si adatta perfettamente alla squadra in cui è, cioè la Juve».
Si spieghi meglio.
«La Juve è una squadra molto fisica, e lui con i suoi muscoli aggiunge potenza. Certo, va servito a dovere, meglio con i cross che con la palla a terra. Ma è il punto di riferimento di cui Allegri ha bisogno».
Dzeko, invece, è più duttile.
«E’ forte di testa, anche se non come Mandzukic, e poi è abile nello stretto. Ha piedi dolci, non si tira indietro se c’è da tentare il dribbling e sa perfettamente quando dare profondità al gioco della squadra. Anche lui è perfetto per la Roma, squadra molto tecnica, rapida, che punta più sulla qualità che sulla quantità».
Come li marcherebbe?
«Mandzukic è abbastanza statico, va anticipato, non gli si deve far arrivare troppo facilmente il pallone. Dzeko, invece, va marcato con tutto il reparto, perché ama muoversi, scattare, andare incontro ai centrocampisti. Pur essendo simili a livello fisico, hanno caratteristiche tecniche piuttosto differenti».
Saranno loro a risolvere Roma-Juve?
«Secondo me una sfida simile, molto tirata, molta tattica, si vince se conquisti il centrocampo e riproponi immediate azioni di contrattacco».