(S. Boldrini) In banca, a due passi dal Tamigi, non cantano Volare, ma chiedono a Claudio Ranieri di posare per qualche selfie volante. Due partite e il Tinkerman, «l’aggiustatore» o «rattoppatore» come fu soprannominato in Inghilterra durante la sua avventura al Chelsea dal 2000 al 2004, è tornato di gran moda. Il Leicester è a punteggio pieno, in vetta alla classifica insieme con le due squadre di Manchester e il Liverpool. Il popolo delle «Foxes» ha omaggiato Ranieri con le note di Volare durante il match vinto 2-1 in casa del West Ham. Ranieri ha al suo fianco lo storico vice, Paolo Benetti. L’assistente inglese ha un cognome che è tutto un programma: Craig Shakespeare. Il proprietario del club è il thailandese Vichai Srivaddhanaprabha, 2,5 miliardi di dollari di patrimonio. Si fa vedere soprattutto alla fine delle partite, quando un elicottero gigantesco atterra al centro del campo per riportarlo a casa.
Ranieri, lei si accontenta di volare con la musica.
«Confesso che in campo non mi sono accorto di nulla. Quando stai in panchina, pensi solo alla partita. Negli spogliatoi mi hanno raccontato questa cosa e mi ha fatto piacere».
Volare serve anche a dimenticare l’esperienza in Grecia.
«Quattro partite e sedici giorni mi sono bastati per capire che guidare le nazionali non è roba per me. Io devo vivere il campo quotidianamente, non riesco a vivere questo mestiere a singhiozzo. Mi dispiace che sia andata male perché adoro la Grecia e la sua gente».
Parte la serie A: nostalgia?
«Sto bene in Inghilterra, dove si respira un’altra atmosfera rispetto ai veleni italiani. Qui c’è il rispetto per il lavoro e per le persone. Amo l’Italia, è la mia nazione e sono orgoglioso di rappresentarla, ma nel calcio tira una brutta aria. Uno scandalo dopo l’altro. La vicenda Parma è emblematica. Come è potuto accadere un fatto del genere? Chi ha sbagliato sta davvero pagando? E qui mi fermo. Parliamo del campionato».
La favorita?
«Nella mia griglia Roma e Juventus davanti a tutte. La Roma è potenzialmente la più forte in assoluto. Ora ha un centravanti vero come Dzeko, un talento come Salah e un portiere come Szczesny. La Juve sta affrontando un rinnovamento fisiologico, ma come si fa a non mettere in prima linea una squadra che ha vinto 4 campionati di fila?»
Il terzo litigante?
«Il Milan di Mihajlovic mi intriga molto. Berlusconi è tornato a spendere e si vede».
L’Inter non ha vissuto un’estate facile.
«I risultati del precampionato non vanno mai presi troppo alla lettera. Io mi fido di Mancini e della sua esperienza. Quando si cambia molto, non si può essere impazienti».
Il suo pensiero sulla cessione di Kovacic?
«Credo che un club come l’Inter faccia le sue valutazioni prima di rinunciare a certi giocatori».
La squadra da seguire?
«Il Napoli. Sarri meritava la serie A molto prima. Il suo Empoli giocava bene. Se i giocatori si mettono al servizio delle idee di Sarri, il Napoli può arrivare lontano».
La Fiorentina riparte da Paulo Sousa.
«Il mio punto di riferimento è il Basilea: con Sousa era una squadra a tratti spettacolare, ma anche concreta».
La Lazio?
«La partecipazione alla Champions è la chiave della stagione. Giocare su due fronti non è facile».
Il Torino ogni estate cambia molto, ma Ventura riesce sempre a ripartire.
«Ventura è un fior di allenatore. È la vera forza del Torino. Anche quest’anno inventerà qualcosa di buono».
Frosinone e Carpi sono novità assolute. Chi pensa che il calcio sia solo business non è contento di queste realtà.
«Frosinone e Carpi dimostrano che chi ha testa e passione può fare strada. Al posto di Lotito mi sentirei ferito dal caso-Parma».
A fine campionato ci sono gli europei.
«Non invidio Conte. Il mestiere del ct è difficilissimo. Penso che 20 squadre siano troppe per la serie A. Scendere a 18 servirebbe anche a dare maggiori spazi alla Nazionale».
Il modello di calcio straniero da seguire?
«La Germania. C’è la sosta invernale e c’è il giusto equilibrio tra denaro e passione».
Lo scudetto svanito con la Roma nel 2010 è il suo grande rimpianto?
«Il rimpianto non è aver perso con la Samp, ma essere arrivato a Roma solo alla terza giornata. Con due partite in più, chissà come finiva».
Al Chelsea ha avuto un proprietario come Abramovich: i suoi ricordi?
«Con me è sempre stato un signore. Quando ci vediamo, mi ripete sempre “il Chelsea è casa tua”. Non è vero, ma è bello sentirselo dire».