(M. Cecchini) Quella di Giulietta e Romeo è città di desideri realizzati solo in parte. Qui la Roma nel 2010 disse addio allo scudetto, qui nella scorsa stagione – incagliandosi due volte nei pareggi contro Chievo e Verona – salutò virtualmente la Juve inaugurando un finale di stagione pieno di polemiche. Stavolta, col solito pizzico di malinconia, finisce con un pari – santificato dalle reti di Jankovic e Florenzi – che consente ai tifosi gialloblù di cantare ironicamente: “Vincerete il tricolor”. Il risultato, d’altra parte, è giusto, nonostante la corazzata giallorossa si permetta di lasciare Totti in panchina per tutto il match. D’altronde i tempi cambiano, e non solo per il capitano (virtuale), visto che per la prima volta Rudi Garcia comincia la Serie A senza vincere. Merito anche dei ragazzi di Mandorlini, che giocano senza timori, nonostante il palo finale di Pjanic li abbia fatti tremare.
PROBLEMA ROMA — In partenza il canovaccio pare scritto: Verona ben raccolto dietro, attento in mediana intorno alle geometrie di Hallfredson, e con Jankovic e Gomez pronti a sostenere il centroboa Toni, capocannoniere (insieme a Icardi) dello scorso campionato. La Roma invece affida la regia a Pjanic, mentre De Rossi si occupa di supportare i due centrali, visto che Castan – assente quasi da un anno dal torneo – denuncia limiti. Poi davanti c’è il ritorno del centravanti classico, Dzeko, a cui ruotano intorno gli anemici Salah e Gervinho. Logico che i giallorossi – candidati allo scudetto – abbiano in mano il pallino del gioco, più sorprendente invece la vena palleggiatrice dei gialloblù, che portano avanti la palla non solo con lanci dalla difesa ma attraverso i classici triangoli di fascia. Questo evidenzia innanzitutto un problema sulla catena di destra della squadra di Garcia, che con Florenzi, Pjanic e Salah si dimostra permeabile alle incursioni. Non a caso nel primo tempo le squadre si dimostrano allo stesso livello, col Verona che addirittura vede De Rossi salvare sulla linea un colpo di testa di Jankovic (42′). Ma i ragazzi di Mandorlini anche in altre tre occasioni si fanno vivi pericolosamente, con Gomez (2′, alto di poco), Toni (29′, para Szczesny) e Souprayen (41′: devia il portiere polacco). Ovvio però che la Roma non stia a guardare, soprattutto quando ha campo per le ripartenze delle propri esterni d’attacco e così si segnalano pericoli con Nainggolan (23′: para Rafael) e Gervinho (38′: il tiro sfiora il palo).
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