(U. Trani) – Dzeko, e sono bastati meno di 4 minuti per averne la conferma, fa tutta la differenza del mondo. La Roma riscopre il gusto di avere il centravanti. Cioè l’uomo che spopola in area di rigore, che spacca la porta e che fisicamente fa sentire la sua presenza. In passato la prima punta, Batistuta per lo scudetto e Toni per il testa a testa con l’Inter di Mourinho, l’ha schierata anche accanto a Totti che, da calciatore universale, è stato negli ultimi anni il fantastico falso nueve che ha garantito gol e giocate. Ora sarà difficile vedere il tandem con Edin e Francesco, almeno nella formazione di partenza. Ma nessuno, per primo il capitano, si scandalizzerà. Perché lo sbarco del bosniaco sul pianeta giallorosso cambia la squadra di Garcia. Non in attacco, ma in assoluto. La completa. E la rende competitiva soprattutto in Italia come non era più accaduto da 5 anni e, chissà, magari pure in Europa.
PRIMA PUNTA DI QUALITÀ – Pallotta, lo dicono i fatti, ha scelto la strada della rifondazione. La proprietà si è resa conto che non sarebbero bastati solo alcuni ritocchi. Dopo gli interventi a Trigoria, con nuovi preparatori e medici, ecco la rivoluzione sul mercato. Con il presidente che ha svelato solo due obiettivi: Higuain o Dzeko. Perché la Roma, arrivata seconda con il 7° attacco della serie A, andava ricostruita proprio partendo dal centravanti. Accanto al bosniaco, mezzo gruppo sarà nuovo di zecca (gli acquisti rischiano di essere alla fine una decina) e metà dei titolari saranno diversi. Altro che semplici ritocchi, con il bomber a fare da apripista al nuovo corso. Perché con Edin in campo, l’assetto giallorosso avrà il punto di riferimento che gli è macato per molti anni. L’attaccante con muscoli e centimetri che si piazza in area per lasciare il segno e che, al tempo stesso, ha le spalle grosse e i piedi buoni per mettersi a disposizione dei compagni. Capace di far salire la squadra, difendere la palla e smistarla a chi accompagna l’azione. La tecnica di Dzeko al servizio della squadra.
FORMULA EQUILIBRATA – Garcia, venerdì sera, ha indicato il nuovo percorso tattico. Con il centravanti in campo, l’ideale è giocare con due esterni d’attacco che abbiano caratteristiche diverse. L’ala più offensiva e quella più tattica (come Mancini e Taddei nella gestione Spalletti). Ai lati di Edin, quindi, spazio a Salah e Iago Falque. Così come potrebbero esserci Gervinho e Florenzi (non a caso erano loro i titolari nella striscia da 10 vittorie di all’inizio del torneo 2013-2014). Il primo dei due quasi seconda punta e l’altro quasi centrocampista. Anche se poi entrambi dovranno comunque sacrificarsi nei rientri sotto palla. Tutto questo a prescindere dal sistema di gioco: 4-3-3 o 4-2-3-1. Perché Pjanic sarà sempre il più vicino al connazionale, aggiungendosi dunque al trio d’attacco . Solo con Totti al centro del tridente, avrebbe senso vedere in coppia Salah e Gervinho. Perché in quel caso, con il capitano sempre portato ad abbassarsi, i due esterni potrebbero dedicarsi alla fase offensiva più che al resto.
SPAZIO AL TREQUARTISTA – La presenza di Dzeko certifica, insomma, la necessità di guardare all’organizzazione di squadra. Così, oltre all’ala tattica per l’equilibrio, ecco anche il centrocampista offensivo a far gioco alle spalle del centravanti. Pjanic è il titolare, ma non è un caso che Garcia, contro il Siviglia, abbia inserito Ljajic a fare l’intermedio al posto proprio di Miralem. Il mercato non è ancora finito e Adem può, in teoria, ancora andar via. Per il momento, però, è anche il vice Pjanic. Da trequartista aggiunto.