(M. Ferretti) Reciso il cordone ombelicale con Fabio Capello, per anni suo Gran Cerimoniere, Franco Baldini ha via via smarrito la voglia e/o la forza di fare calcio. O forse di farlo alla sua maniera. Quella che, una bella manciata di anni fa, lo aveva portato da semplice consulente di mercato di Franco Sensi a diventare direttore generale della Roma targata Usa, dopo aver attraversato – a braccetto con Don Fabio – ricche esperienze al Real Madrid e alla Football Association. Il giorno del suo (secondo) addio alla Roma, dopo il fallimento dell’operazione Luis Enrique e il tonfo del ritorno di Zeman, si intuì che il mondo del pallone, a lui dirigente troppo colto e (radical) chic per mischiarsi con i combattenti della vita, ormai stava stretto. La scelta di Londra, sponda Tottenham, più un dovuto atto di amore nei confronti di una città e di uno stile di vita sognato fin dai tempi della gioventù a Reggello, famoso nel mondo per l’uscita sull’A/1, che una nuova pagina di lavoro.
Troppo controverso, Baldini. E anche troppo pieno della sua bravura per continuare a vivere, anche se molto bene, a contatto con un pallone che apparentemente non gli suscitava più emozioni. In realtà, uno come lui si è sempre voluto sentire un estraneo o poco più: lo dicono i fatti, non soltanto le sue parole. Esempio: arrivato (tornato) nell’autunno del 2011 alla Roma per cambiare il mondo, non ha avuto neppure la forza per cambiare il Capitano. Leggendaria la sua prima conferenza-stampa da dg di James Pallotta: tutti ad aspettare lo snocciolamento di programmi, disegni e progetti, invece «non so neppure io perché sono qui», il suo debutto, «e non chiedetemi biglietti omaggio». Troppo intelligente, Frank, per pensare che non avesse misurato le parole: tutto studiato, tutto calcolato per dar corpo continuo alla sua immagine di “diverso”, il fondamento della sua carriera.
OH REGGELLO… – Il Daily Mail ha scritto ieri che la sua avventura al Tottenham, dove da tempo ha perso potenza e poteri, sta per chiudersi. Ricomincerà, chissà quando, da un’altra parte, inseguendo la solita chimera e forse anche se stesso. Un angolo di via Margutta, in fondo, con un pizzico di fantasia lo si può trovare qualsiasi latitudine. L’importante è non cercarlo a Reggello.