(M. Pinci) Un mercato così farebbe felice pure il premier Renzi, convinto che l’austerity freni la crescita. Juve e Inter, Milan e Roma non stanno più a guardare le mosse delle big d’Europa col palmo aperto ad aspettare le briciole. Oggi il supermarket della serie A è tornato a viaggiare su cifre record, al punto che i 25 milioni di euro spesi dal Milan per il ventenne Romagnoli (pagabili in 5 anni e con percentuale in favore della Roma su una futura rivendita che superi la cifra investita) quasi non fanno impressione. Semmai costringono ad aggiornare il conto: quando stamane il difensore metterà la firma sul contratto con i rossoneri, la spesa estiva delle quattro squadre che hanno investito di più raggiungerà la cifra record di 329 milioni di euro. Esattamente quanto l’intera serie A aveva sborsato 5 anni fa. Affari tanto succosi in Italia non si vedevano addirittura dall’inizio del secolo. Per trovare presidenti più spendaccioni di quelli di oggi bisogna tornare al 2001, quando Juve, Lazio, Milan e Inter tirarono fuori 545 milioni di euro, più di cento a testa: erano giorni in cui veniva valutato 135 complessivi il trio Nedved, Thuram e Buffon, 48 il “bidone” Mendieta, 41 Inzaghi e 29 Toldo, anche se ancora si ragionava in lire e gli importi, raddoppiati o quasi, facevano ancora più sensazione.
Magari non saremo al livello dei 55 milioni di euro spesi da Cragnotti nel 2000 per comprare Crespo, ma in quell’elenco di numeri esagerati i 40 che Monaco e Palermo incasseranno dalle nostre grandi per le cessioni di Kondogbia e Dybala (bonus compresi) non sfigurano, anzi. E pensare che soltanto un anno fa Agnelli e Pallotta, Thohir e Berlusconi, chiusero la sessione di contrattazioni di agosto investendo 132 milioni in tutto, meno della metà di quanto non abbiano fatto oggi. Negli ultimi dodici mesi non sono improvvisamente raddoppiate le entrate dei club di serie A: è cambiata però la filosofia con cui hanno deciso di approcciare al mercato per non restare indietro rispetto alla concorrenza continentale.
Come sostenere un’estate tanto costosa? L’Inter, come la Roma, scommette sulla Champions e si affida a prestiti con riscatto obbligato, più o meno dei “pagherò”: Mancini ha convinto Thohir ad investire, spostando sul bilancio del prossimo anno l’onere delle spese sostenute. Fin qui 87 milioni, ma l’evoluzione delle trattative per Perisic e Melo, ormai in dirittura d’arrivo, potrebbe aggiungerne altri 20 al conto. In fondo almeno per i prossimi 12 mesi, causa un ruolo da spettatrice nelle coppe europee, i bilanci del club nerazzurro non finiranno sul tavolo dell’Uefa, che l’ha già sanzionata (al pari dei giallorossi) la scorsa primavera. Intanto il Milan l’ha agganciata quanto a soldi spesi, ma entrambe guardano dal basso la Juventus, primatista con 91 milioni già spesi, resi sostenibili dal flusso di oltre 90 milioni generato dal raggiungimento della finale di Champions. I bianconeri, come pure Galliani, almeno per quest’anno preferiscono diluire i pagamenti su più stagioni, mettendo però subito a bilancio l’importo totale: niente prestiti e capriole contabili, insomma. Senza dimenticare che a Torino aspettano ancora un pezzo grosso, Draxler, Gundogan o Goetze che sia. Abbastanza per dare l’idea dell’inversione di rotta dell’élite del calcio italiano, che dopo anni di austerity ha ripreso a svenarsi.