(E. Sisti) – È nata ufficialmente la Roma di Dzeko, una squadra nuova, compatta, coraggiosa, capace di negare di essere mai stata a Verona e di ruggire per 80 minuti contro l’imitazione mal riuscita della finalista dell’ultima Champions. Quel Chiellini che si aggrappa impotente al bosniaco prima della consegna delle armi simboleggia il vano tentativo della sua Juve di arginare uno strapotere fisico e tattico, imprevisto e subito nel peggiore dei modi. Essendo incapace di imitarne la voglia, non avendo soluzioni umane per pareggiarne le qualità, la “provinciale” Juventus ha lasciato alla Roma il pennello per dipingere la storia della partita e rimane a zero punti dopo aver sperato a lungo di congelare lo 0-0 (e nel finale di arrampicarsi sul 2-2).
La Juventus “precaria” è ancora in trattative con se stessa, ha giocato solo negli ultimi 20 minuti, disperata. È riuscita a ridurre lo svantaggio e a sfiorare il pareggio con Bonucci nel recupero (capolavoro di Szczesny). Con merito la Roma ha vinto 2-1 perché è stata l’unica squadra in campo a cercare di esprimere qualcosa che accostasse la bellezza, il calcio e la concretezza.
Roma alta a disturbare tre contro tre la difesa juventina quando imposta, Dzeko è l’anima avanzata del progetto giallorosso, tocca un mare di palloni. La Juve è aggredita, non ha tempo di dedicarsi a Szczesny: è una nobile impaurita. Bonucci invita i suoi a rallentare, c’è poco altro da fare. A sinistra, dalla parte di Caceres, la Roma sfonda sempre. La banda Allegri è priva di un “centro operativo”, non si capisce dove possa annidarsi il motore creativo, forse non c’è, non si capisce se l’elettricista potrà mai accendere la luce, ma forse non l’hanno portato. Pogba è di un’imprecisione epocale. Pjanic coglie il palo da fuori area a Buffon battuto (24’). I timori juventini diventano tremori. Povertà strategica e inedite morbidezze al contatto (Padoin perde tutti i body check con Pjanic; Dybala è “moscio”, di testa Mandzukic non ne piglia una) peggiorano la condizione psicologica dei Senza Pirlo. Finisce il primo tempo. Alla Roma è mancato il gol, alla Juventus quasi tutto però, grazie al palo, almeno non è sotto.
Nella ripresa la Roma continua a stazionare sulla tre quarti con almeno sette uomini. Dalle corsie entrano Digne, ottimo, Keita, Florenzi, Falque. Pjanic calcia debole su Buffon (12’), che è miracoloso su Dzeko al 15’. Il pareggio è una marsina stretta, la Roma ci soffoca dentro quanto la Juve Soffoca fuori. Così ci pensa Pjanic (16’) a consegnare a domicilio l’abito della misura giusta: punizione perfetta, Buffon nemmeno parte. La marsina stretta va in tintoria. Ammonito De Rossi per un fallo di mano al limite dell’area. Dybala potrebbe rispondere subito a Pjanic, ma la punizione è d’altra pasta (21’). La Juve è obbligata a cambiare registro. Si accendono gli animi. Il vero Pogba spunta di testa al 26’ sfiorando il palo. Nainggolan (27’) e Dzeko (28’) sfiorano il raddoppio. Allegri prova con Pereyra e Cuadrado, appena arrivato da Londra, dove ha fatto il figurante. Entra pure Iturbe, ormai confermato: fa subito espellere Evra (33’). Poi Dzeko mette il sigillo e spiega perché in pochi giorni hanno venduto più magliette col suo nome che con quello di Totti, in panchina pure stavolta: sul cross di Falque salta con Chiellini aggrappato alle clavicole, ma non c’è verso di fermarlo: 2-0 al 34’. La Juve ci prova sino alla fine ed è l’unico suo merito. Tardivo.