(F. Bianchi) – In via Allegri e a Palazzo H ormai si sono convinti: la giustizia sportiva della Figc così non funziona, non può più andare avanti. Carlo Tavecchio, in un anno di presidenza, ha fatto buone cose, che in passato non erano state fatte, ma ora si gioca la riconferma sulla riforma dei campionati (non facile ma nemmeno impossibile) e anche sulla giustizia sportiva. Giusta l’idea delle tre mini-procure (Milano, Roma e Napoli) che si occupano dei tantissimi casi minori, quelli dei dilettanti, lasciando alla superprocura romana le grosse grane dei professionisti. Non sono ancora partite le tre mini-procure ma si stanno allestendo. Per fortuna non esiste più lo scontificio del Coni, il Tnas che passava il tempo a cancellare le condanne (uno scandalo…) della Figc. Ma proprio per questo bisogna mettere mano alla giustizia domestica del calcio: Tavecchio, d’accordo con Malagò, voleva già sostituire questa estate il procuratore federale Stefano Palazzi con l’ex prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, 65 anni, ex poliziotto tutto d’un pezzo e dalla forte personalità (chiedere a Ignazio Marino…). Ma c’erano le indagini in corso, i processi per il calcioscommesse, e così Tavecchio ha preferito spostare più avanti (forse a settembre) il cambio della guardia. Le ultime richieste di condanna di Palazzi nei processi per il calcioscommesse lasciano molti dubbi: ha chiesto la retrocessione in Lega Pro più 5 punti di penalizzazione per il Catania. Vero che Pulvirenti ha collaborato ma se l’ex presidente non avesse comprato le partite sarebbe finito in Lega Pro, ex serie C, e per questo i cinque punti di penalizzazione sembrano pochi. Domani (giovedì 20 agosto) la sentenza della Disciplinare: probabile che i punti vengano portati a 10-12, soluzione che pare più equa (e che il Catania dovrebbe accettare). Per il Teramo, ad esempio, Palazzi ha chiesto la serie D (e il club, che era stato promosso in B, rischia di scomparire), così come per il Savona, la Torres… Inoltre, sul fronte Cremona, ha suscitato perplessità, anche al Coni, il cavillo, legato al Tnas, che ha lasciato fuori dai nuovi processi Mauri e Lazio Due pesi e due misure? Questo il sospetto. E per questo si deve fare ordine, chiarezza, garantire linearità di azione e non lasciare mai ombre.
Palazzi va rispettato, ha fatto anche cose importanti in questi lunghi e travagliatissimi anni, lavorando sodo e in silenzio (senza il protagonismo di tanti, troppi, magistrati…): ma adesso il sistema-giustizia va rifondato dalle radici ed è giusto ricominciare da un ex poliziotto. Se ne convinca Tavecchio durante le sue lunghe passeggiate in montagna…
Olimpico, Lazio e il nuovo modello di sicurezza – Il nuovo sistema di sicurezza all’Olimpico-studiato dal questore Nicolò Marcello D’Angelo e del suo capo di gabinetto, Roberto Massucci- ha avuto pieno successo: per Lazio-Leverkusen c’erano quasi 40.000 paganti, poco più di 300 invece i tedeschi. Curva divisa in due dagli steward (e quello era uno dei nodi non risolto in passato), ingressi registrati in curva 7.100. Zero petardi, zero fumoni (uno accesso e subito spento), zero striscioni in autorizzati, due arrestati per scavalcamento e tentata introduzione di un coltello (subito daspati). Bene anche l’affluso nello stadio dei tedeschi. C’è stato qualche coro razzista, purtroppo, e lì la polizia non può fare nulla: attenzione, però, l’Uefa è molto severa e dopo le ammende si rischiano le porte chiuse. Rimango perplesso solo sull’innazalmento delle barriere in curva voluto dal prefetto Gabrielli per il prossimo campionato (lavori in corso) ma contrario alla linea Uefa: vero che saranno barriere amovibili (da togliere in occasione delle Coppe europee o del Sei Nazioni), ma ultimamente anche all’Olimpico, con la collaborazione del Coni, si stava andando verso un sistema più moderno di videosorveglianza, sufficiente forse per evitare i (tanti) passaggi da un settore all’altro. Mi sembra, quello delle barriere, un passo indietro. Ma anche i club devono fare la loro parte; molto spesso gli stewards, sottopagati e male addestrati, non sono stati all’altezza della situazione. Sulla sicurezza non si deve risparmiare.