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REPUBBLICA.IT Scudetto d’estate: è ancora la Juventus la squadra da battere

Roma-Juventus strette di mano
Roma-Juventus strette di mano

(F. Bocca) –  Si è speso così tanto, ma così tanto – circa mezzo miliardo di investimenti da Dzeko a Kondogbia – che la prima domanda da farsi è piuttosto velenosa: chi avrà sbagliato e buttato i soldi dalla finestra? Eh già, perché alla fine è una questione banalmente matematica, se abbiamo almeno cinque-sei squadre che hanno speso tanto, forse troppo, sconvolto squadre e puntato su giovani talenti o campioni affermati, mentre lo scudetto è uno solo e i posti in Champions League oltre quello garantito alla squadra campione d’Italia, appena un paio, vuol dire che almeno due o tre squadre si dovranno accontentare assai di meno di quello che si immagina o apertamente dichiarano oggi. Juve, Roma, Lazio, Napoli, Milan, Inter, Fiorentina etc: pochi rideranno e molti piangeranno sui soldi versati.  Ancora tutti dietro la Juventus? Forse sì. In Italia la Juve – per gli altri – è come lo Stelvio o il Gavia da scalare. Più che la partenza del campionato sembra un giro di prova, con  la possibilità di aggiustare ancora qualcosa. Due mesi di mercato hanno modificato i rapporti di forza, ma forse non del tutto rovesciato le classifiche: diciamo smosso le acque dal secondo posto in giù.

Juventus – La Juventus è partita fortissima, spinta più dalla necessità che dalla voglia di cambiare realmente, ma non si è fatta trovare impreparata dall’uscita di Tevez, Pirlo e Vidal. Dybala, Khedira, Sandro e Mandzukic sono allo stesso livello? No, forse no, ma alla Juve diamo tutti un jolly in più, o un bonus come direbbero quelli del calciomercato: lo zoccolo duro di grandi campioni (Buffon su tutti) e un dna ormai scientificamente individuato di squadra vincente. E infatti alla prima occasione, pur con una squadra colpita dagli infortuni, ecco il 2-0 alla Lazio e il primo trofeo della stagione in mano (la Supercoppa). Poi però gli infortuni hanno sconvolto i programmi, la ricerca del trequartista è diventata affannosa e dispendiosa, ci si è incartati in un tourbillon di nomi abbastanza disorientante (Goetze, Isco, Oscar, Draxler, Siqueira etc) la difesa era una certezza assoluta, ora ci si rende conto che va ben puntellata pure quella. La Juve di luglio era una certezza assoluta, questa alla vigilia del campionato che potrebbe darle il quinto scudetto consecutivo più incerta e meno definita. Ma il miglior acquisto la Juve lo ha fatto con la classifica dello scorso campionato: +17 sulla Roma, +18 sulla Lazio, +23 sulla Fiorentina, +24 sul Napoli…, +32 sull’Inter, + 35 sul Milan.

Roma – Più di Dzeko o Salah – che pure sono stati due grandi colpi – un’assenza colpisce nella Roma: dopo vent’anni si parte senza Totti tra i titolari. Non è ancora il momento dell’addio, ma insomma da oggi la Roma prova a camminare da sola. E’ un passo inevitabile, la Roma ha cercato di coprire il buco al meglio possibile, spendendo un sacco di soldi. Sulla carta è una squadra molto più forte di quella dello scorso anno. Si è finanziata vendendo a caro prezzo giocatori che avrebbero anche potuto farle comodo, come Bertolacci e Romagnoli. Adesso scoppia di giocolieri in attacco e le manca qualcosa soprattutto in difesa. E forse i migliori acquisti potrebbero essere quelli del recupero di Strootman e Castan. Detto questo se Garcia e la Roma fanno lo stesso girone di ritorno dello scorso anno, non ci sono rinforzi che tengano…

Inter – Comprare, comprare compulsivamente. E spendere di conseguenza. E dunque vendere per comprare ancora. Il calciomercato dell’Inter è stato intenso e sfinente, non particolarmente spettacolare magari (lo show al mercato lo fanno i grandi attaccanti), ma assolutamente rivoluzionario. Del resto Mancini lo aveva detto subito: “Prenderemo otto-nove giocatori nuovi”. E forse non basteranno nemmeno. Alla fine i costi dei nuovi (Kondogbia, Murillo, Miranda, Jovetic e via così), saranno almeno parzialmente compensati dalla partenza di Kovacic, Shaqiri e di tutti quelli che ora sarebbero fuori rosa. L’Inter è un cantiere complicatissimo, in cui forse nemmeno Mancini si raccapezza troppo, del resto il gran numero di amichevoli perse e di gol presi qualche indizio lo darà pure. E’ da un anno quasi che non riesce a venire a capo di un’Inter che sulla carta ha obbiettivi grandissimi. A cominciare dallo scudetto. I soldi spesi sono un’enormità, il resto sono solo parole.

Milan – Aspettando Ibrahimovic. C’è poco da fare alla fine tutti i programmi, i discorsi, i giudizi si fermano lì. C’è un Milan con Ibrahimovic e un Milan senza Ibrahimovic. Tutto il resto è parziale, sospeso, un Milan in prolungata (ri)costruzione, decisamente più ricco dopo l’iniezione di soldi – veri o virtuali o comunque sempre di Berlusconi che siano… – ma che non si sa ancora quanto Bacca, Luiz Adriano, Bertolacci e Romagnoli possa realmente cambiare e soprattutto innalzare da quell’imbarazzante decimo posto dello scorso anno.  Un nuovo Milan, che sapendo tutti avere la cassaforte aperta, nessun fa un euro di sconto: la Roma ringrazia molto per i quasi 50 milioni per Bertolacci e Romagnoli. Mihajlovic comunque sembra essere più solido e concreto delle leggerezza eterea di Inzaghi. Forse con Ibrahimovic potrebbe essere un Milan da scudetto, visto che dove va lui vanno gli scudetti di conseguenza, ma questa più che una certezza è uno slogan. Anche se quello era oggettivamente un altro Milan. A far da monito e a spegnere i troppo facili entusiasmi serva quel -35 dalla Juve…

Napoli – Da Benitez a Sarri. Il Real è felicissimo di aver portato Benitez a Madrid, il Napoli è felicissimo di avercelo mandato e soprattutto sostituito con un guru della provincia. Uno che richiama, vagamente, molto vagamente, la leggenda di Sacchi. Intanto pare che abbia messo sotto la squadra e a ogni allenamento la faccia rientrare negli spogliatoio con la lingua di fuori. De Laurentiis all’inizio disse: “Come nel cinema ricomincio dalla sana provincia italiana”. Poi si è un po’ pentito e ha lasciato perdere. Come del resto gli è capitato quando si è venduto per fatto il rinnovo con Higuain, che resta sì al Napoli, ma per il futuro se ne riparlerà. Il fatto che l’attaccante argentino sia rimasto è già comunque una buona base. Mettici un portiere vero (Reina), qualche rinforzo anche se non grandi star in difesa e a centrocampo (Allan, Valdifiori etc), restituisci un ruolo da leader ad Hamsik, fai funzionare un attacco come pochi hanno (Higuain, Insigne, Gabbiadini) e il Napoli non sembra affatto male. Posto che il guru di provincia però sia concreto e si renda conto che Napoli non è Empoli.

Lazio – La stessa Lazio di tre mesi fa, quella arrivata – a sorpresa, molto a sorpresa – in Champions League, ma sostanzialmente lasciata intatta, appena ritoccata al massimo nella panchina. Del resto la strategia lotitiana da anni questa è, poco spazio per i sogni e l’avventura, e possibilmente passi anche più corti della gamba. Però giocatori come Kishna e Milinkovic potrebbero essere una sorpresa come lo è stato Felipe Anderson lo scorso anno. Il problema è che la Lazio si è riaffacciata al preliminare di Champions League dopo aver già avuto un serio avvertimento in Supercoppa con  la Juve. Per lottare ad alti livelli ci vuole forse un’altra squadra. Klose e Djordjevic non possono bastare in attacco, recuperare Mauri dopo averlo salutato è un ripiego e un passo indietro, gli ipotetici affari Balotelli e Pato non sembrano mosse da Lotito. Col fuoco e fiamme che hanno fatto le milanesi sul mercato, col Napoli che vuol risalire etc, ripetere il miracolo con la stessa identica squadra sarà abbastanza improbabile.

Fiorentina – Non è male la Fiorentina nata litigando con tutto e con tutti. A cominciare da Montella per finire con Salah (e la Roma). Una Fiorentina cui nessuno dava fiducia, nemmeno i tifosi molto perplessi di fronte alle strategie dei Della Valle. Poi però succede che la Fiorentina di Paulo Sousa comincia ad ingranare, vince partite importanti, cresce e il muro di scetticismo poco a poco s’incrina. Di Salah più che il rimpianto tecnico è rimasto il grande incartamento sul tavolo degli avvocati, la partenza di Gomez quasi una liberazione. Sicuramente Kalinic farà più gol del tedesco, Giuseppe Rossi ricomincia da capo anche quest’anno. Insomma sta girando bene. Se la Fiorentina avrà successo avrà anche lanciato un nuovo modello di calcio all’arrabbiata.

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