Per il quinto anno consecutivo escono valanghe di dollari dalle casse della Roma. In molti si saranno chiesti come abbia potuto una società con la spada di Damocle delle sanzioni per il Fair Play Finanziario ingaggiare calciatori come Dzeko e Salah. Ebbene, la risposta sta nella volontà del presidente Pallotta e della proprietà americana di proseguire sulla strada degli investimenti “monstre” per creare una rosa finalmente in grado di puntare allo scudetto. Nel primo quadriennio dei giallorossi in versione stelle e strisce (2011-14) il passivo complessivo delle 8 sessioni di mercato (4 estive e 4 invernali) è stato di ben 60 milioni, nonostante il quasi +40 relativo all’estate 2013 (grazie alle cessioni di Marquinos per 31 milioni, Lamela per 30 milioni, Bojan e Osvaldo per altri 30 milioni complessivi).
Comprendendo gli acquisti effettuati in questa finestra di trasferimenti, dal 2011 ad oggi sono passati per Trigoria ben 65 nuovi acquisti, per una spesa, ancora parziale, di 327 milioni. Da inizio giugno a ora, tuttavia, il ds Sabatini ha potuto operare in entrata senza particolari preoccupazioni grazie a quello che di fatto è un semplice escamotage contabile.
Il patteggiamento con l’Uefa per la violazione dei parametri del Fair Play Finanziario prevede che la Roma raggiunga il pareggio di bilancio entro la stagione 2017/18. Il club giallorosso si impegna inoltre a registrare un deficit massimo di trenta milioni per gli esercizi chiusi nel 2015 e nel 2016. Le sanzioni prevedono che fino ad allora la lista da presentare per la partecipazione alle competizioni Uefa potrà essere composta da un massimo di 22 giocatori, restrizione che potrà essere abolita a partire dal prossimo anno. Soprattutto, cosa ben più importante, verrà limitato il numero di nuovi inserimenti nella lista, da calcolare in base al saldo sul mercato che deve essere pari o positivo. Considerando che a marzo 2015 il bilancio dei giallorossi registrava un rosso di 15,7 milioni, il management del club ha semplicemente pensato di “spalmare” i soldi per l’acquisto dei giocatori sul prossimo anno, contabilizzando invece le entrate nell’esercizio in corso.
In sostanza, ad oggi il mercato attuale della Roma è in attivo, grazie alle cessioni di Destro (8,5 milioni), Bertolacci (20 milioni, 8,5 dei quali spesi per risolvere la comproprietà col Genoa),Romagnoli (25 milioni), Yanga-Mbiwa (8 milioni), Viviani (4 milioni) e Holebas (2,5 milioni). Comprendendo il milione incassato per il prestito di Doumbia (per il quale però va fatto un discorso a parte: in sostanza la Roma deve pagare 15 milioni in 3 tranche al Cska, di cui solo 5 già saldati. I restanti 10 dovrebbero essere incassati dalla futura cessione di Doumbia a gennaio agli stessi russi in Cina) Sabatini ha piazzato uscite per 70 milioni, spendendone “solo” 43,5: 9 per la seconda metà di Nainggolan, 8,5 per la seconda metà di Bertolacci, 1,5 per il prestito di Digne, 1per il prestito di Iago Falqué, 5 per il prestito di Salah, 5 per il prestito di Ibarbo, 4 per il prestito di Dzeko, 4 per il prestito di Rudiger, 360 mila per il prestito di Szczesny, 600 mila per Politano e 4,5 per Paredes.
Già, peccato però che tra diritti e obblighi di riscatto la Roma abbia già firmato cambiali con scadenza giugno 2016 per ben 76 milioni. Eccone l’elenco dettagliato:
Dzeko: 11 milioni;
Salah: 15 milioni;
Rudiger: 9 milioni;
Falque: 7 milioni, già diventato obbligatorio dopo la prima presenza ufficiale;
Ibarbo: 8 per il riscatto più 5 di bonus;
Digne: 15 milioni;
Szczesny: 7 milioni.
Chiaro, magari non tutti verranno esercitati, molto dipenderà dalle prestazioni sportive dei singoli e dalle clausole dei rispettivi prestiti (anche se specie nel caso di Dzeko e Salah si tratta di obiettivi “facilmente raggiungibili”), ma la prospettiva non è proprio delle migliori. E a gennaio dovranno essere sborsati 16 milioni per Gerson del Fluminense. In pratica, una barca di soldi. I quasi 8 milioni che l’Inter dovrebbe versare sempre a giugno 2016 per la scadenza del prestito biennale di Dodò limano solo leggermente il macigno finanziario.
Altro campanello d’allarme: con tutti i nuovi big approdati alla corte di Garcia il monte ingaggi ha sforato per la prima volta i 100 milioni lordi, arrivando a 108. Al loro arrivo, gli americani trovarono il tetto per gli stipendi fermo a 76,5 lordi. Un bel salto.