(L. Valdiserri) – De Rossi difensore centrale, con particolari compiti di regia difensiva, come Agostino Di Bartolomei nella Roma dello scudetto 1983? Una partita non basta, ma il paragone è molto intrigante. Tanto più che il suo compagno di reparto Kostas Manolas, per velocità e applicazione nella marcatura sull’uomo, somiglia a Pietro Vierchowod.
In passato Garcia non è mai sembrato convinto al 100% di De Rossi centrale difensivo e lo stesso giocatore è sembrato più convinto in una difesa a 3, come gli è capitato in nazionale, piuttosto che in una linea a 4. Però, a volte, si parte da una necessità contingente (Castan non ancora al top, Ruediger disponibile per gli allenamenti solo da metà settembre) e si arriva a una soluzione produttiva.
I numeri del De Rossi centrocampista a Verona e difensore contro la Juve sono questi. Contro l’Hellas (in 66 minuti) ha toccato 77 palloni, fatto 2 intercetti, 68 passaggi con l’83,8% di riuscita, tentato un tiro in porta e commesso zero falli. Contro la Juventus (in 90 minuti) ha toccato 73 palloni, fatto 4 intercetti, 64 passaggi con il 93,8% di riuscita, commesso 2 falli (un’ammonizione).
La tentazione «alla Di Bartolomei» potrebbe essere l’arma a sorpresa per una squadra con un’idea davvero europea di calcio. La Roma «guadagna» in pratica un centrocampista e perde un marcatore puro: una scelta per aver più possesso palla e qualità nella partenza dell’azione. Come piaceva a Liedholm.