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CORRIERE DELLA SERA Roma, la partenza del gambero

Nainggolan
Nainggolan

(L. Valdiserri) – Un campionato fa, dopo la quinta giornata, Roma e Juventus erano a punteggio pieno: 15 punti su 15. Alla sesta giornata, allo Juventus Stadium, andava in onda lo scontro diretto che, vista la qualità dei contendenti, fu ribattezzato: finale di andata. Lo scudetto era solo «roba loro». Tutti ricordano come andò a finire: il 3-2 per la Juve, il contestatissimo arbitraggio di Rocchi, Totti che diceva «stasera ho capito che non ci faranno mai vincere lo scudetto», Garcia che rispose «la squadra che ho visto a Torino arriverà prima». Un anno dopo la Roma è nona a 8 punti, la Juventus dodicesima a 5. Le due delusioni più cocenti del campionato, già lontanissime dall’Inter di Roberto Mancini, a punteggio pieno. E nel girone di andata sia Roma (1 novembre) che Juventus (18 ottobre) dovranno andare a San Siro. Una doppia occasione nerazzurra per andare definitivamente in fuga.

Tutti si chiedono che fine abbiano fatto la Roma e il suo gioco. C’è chi dà la colpa esclusivamente a Rudi Garcia, chi coinvolge il d.s. Sabatini e chi fa risalire tutto al disinteresse bostoniano di Pallotta che presto sarà in Italia, ma non solo per la Roma: nell’agenda c’è anche la trasferta cestistica dei suoi amati Celtics a Milano. Tanti, troppi gli argomenti di questa crisi. I social media ne sono pieni. Per affinità calcistica ne abbiamo scelti 11, come una squadra: 1) i dirigenti, come è logico, dicono che Garcia ha piena fiducia, ma il rapporto allenatore/società si è sfilacciato alla fine della scorsa stagione ed è tenuto insieme soprattutto dalla durata e dal costo del contratto (2,8 milioni netti fino al 2018); 2) i continui riferimenti di Garcia agli errori individuali (mercoledì De Sanctis, Manolas, Florenzi) non sono graditi ai giocatori; 3) il mercato ha portato grandi giocatori (Dzeko, Szczesny, Salah), ma lasciato grandi buchi: c’è un solo terzino sinistro, nessun regista difensivo; esterni d’attacco solo contropiedisti; 4) la squadra non ha ancora capito come utilizzare Dzeko; 5) Totti è passato da simbolo a panchinaro e Sabatini, con buone intenzioni ma con una frase infelice, lo ha definito a Sky «un campione in discesa»; 6) le riserve non sono giovani affamati, ma giocatori stagionati come De Sanctis, Maicon e lo stesso Totti; 7) nessuna squadra di serie A sfrutta così poco calci piazzati e corner; 8) la curva Sud è in sciopero ad oltranza, all’Olimpico si gioca quasi in campo neutro; 9) le aspettative sono altissime e tutto ciò che non sarà scudetto, soprattutto se dovesse vincerlo l’Inter, sarà un fallimento; 10) c’è stato troppo ottimismo sui tempi di rientro di Strootman e Castan; 11) De Rossi si divide tra difesa e centrocampo, ma la coperta diventa corta nel settore in cui non è impiegato. Per fortuna si rigioca subito. E contro il Carpi non si può sbagliare.

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