(D. Stoppini) – Un campionato l’ha già vinto, James Pallotta. Va bene Dzeko, va bene Salah, va bene questo o quel terzino per Rudi Garcia. Ma il vero colpo l’ha fatto seduto sul divano da Boston, colpito da un’emergenza migranti che neppure lo sfiora geograficamente, ma che lo ha spinto a costruire un’idea, «Football Cares», e a metterci dentro di suo 575 mila euro. Nobile arte, la beneficenza. Così Pallotta è riuscito a trascinare dietro mezza Serie A, mentre l’altra per il momento «promette di», con buone possibilità di risposte positive. La Fiorentina di Della Valle è stata la prima ad aderire all’idea, ieri è arrivato l’endorsement dell’Inter di Thohir, che fa seguito a quelli di Bologna, Empoli, Verona e Torino, il tutto sotto l’egida della Lega di Serie A. Come un argine rotto, un primo concreto passo verso l’ignoto, perché nessuno può davvero sapere quanto grande sarà ancora l’emergenza migranti. Ma il dado è tratto. Se l’Uefa ha annunciato che per i match di Champions ed Europa League 1 euro di ciascun biglietto sarà donato in favore dei rifugiati, se la Germania resta la capofila della Ue, l ’obbligo morale di far qualcosa è arrivato anche in Italia. Curiosamente dagli Stati Uniti: ha fatto un giro largo, ma conta la destinazione, conta il fine. E il biglietto del treno, presto o tardi, lo stanno facendo tutti. Di «Football Cares» hanno parlato in 30 nazioni diverse. Perché chi l’ha detto che i soldi servono solo per il mercato. «Ma ora devo vendere qualcuno?», si chiedeva ieri con la sua scanzonata ironia Walter Sabatini a Trigoria. No Walter, tranquillo, i 575 mila euro tirati fuori dalla Roma stavolta valgono come un extra-budget per rafforzare il cuore spesso gelido del calcio italiano. All’asta ci sono già le maglie di Pjanic, Totti e Dzeko, presto arriveranno altri cimeli. Lo stesso Sabatini sta pensando a qualcosa di originale. Ma in questa storia qui va bene pure essere banali. Football Cares è giusto l’idea nobile: la differenza la fa la donazione. Senza bandiere, così vorrebbe Pallotta. Che anni fa, seduto su quello stesso divano, pensò: «L’Nba deve fare qualcosa per il sociale». Nacque l’Nba Cares, Jim fu uno dei fondatori. Hai visto mai…