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GAZZETTA DELLO SPORT Garcia in tre mosse: così il francese si è ripreso la Roma

Garcia e De Rossi
Garcia e De Rossi

(A.Pugliese) – Tre mosse chiave, come in una partita a scacchi. Se poi riuscirà anche nello scacco matto è da vedere. Di certo, però, con quelle tre mosse lì Rudi Garcia si sta pian piano riprendendo la Roma. A livello di autorevolezza, appeal e presa sul gruppo. Quella che il tecnico francese aveva nella sua prima stagione in giallorosso e che invece è andato un po’ perdendo strada facendo, lungo la seconda esperienza. Ora il Garcia 3.0 è partito con tre mosse che lo hanno rimesso (bene) al comando del timone.

GERARACHIE – Il primo passo per tornare ad essere visto dal gruppo come il vero condottiero Garcia lo ha fatto azzerando di fatto le gerarchie. La scorsa stagione era stato «accusato» di far giocare i suoi prediletti, a prescindere da tutto e da tutti. L’esempio più lampante, l’utilizzo di Gervinho. Quest’anno, dopo il pari di Verona, ha capito che qualcosa doveva cambiare, tanto che l’ivoriano (ieri capitano nello 0-0 della Costa d’Avorio con la Sierra Leone) contro la Juventus non solo è andato in panchina, ma non è neanche subentrato. Prima era un intoccabile, ora (forse) no. Poi De Rossi e Totti, i figli di Roma, tenuti sempre in altissima considerazione dall’allenatore francese. Il primo, però, ha aperto la stagione delle sostituzioni giallorosse con la Roma sotto 1-0 a Verona. Totti, invece, deve ancora esordire, avendo collezionato finora due panchine in due partite.

MENTALITA’ – C’è un altro passaggio che ha riavvicinato il gruppo al suo tecnico. È stato un colloquio molto franco, arrivato dopo le due sconfitte (larghe come risultato e come modi) incassate nelle amichevoli estive contro Sporting Lisbona e Barcellona. Lì la squadra ha chiesto maggiore spregiudicatezza, di giocare con una mentalità più offensiva. Garcia si è trovato d’accordo e le cose sono cambiate subito, anche se con le gare pirotecniche contro Valencia e Siviglia. La vera differenza, però, è stata l’atteggiamento tenuto contro la Juventus, con un pressing sempre molto alto, la ricerca del pallone già nella metà campo avversaria ed un possesso palla finale del 63%. Il gruppo ha gradito, Garcia si è convinto che questa squadra deve attaccare.

AUTOREVOLEZZA – In più, quasi all’ultimo giro di mercato sono arrivati Lucas Digne («Con Garcia ho iniziato a giocare tra i professionisti, la Roma ha dimostrato di volermi davvero», ha detto a Canal Plus) e William Vainqueur, due francesi chiesti esplicitamente dal tecnico. Il che, ovviamente, lo ha riabilitato davanti al gruppo anche come status societario. Insomma, non si arriverà mai al Garcia alla Ferguson, ma dopo il depotenziamento estivo (con il cambio di alcuni uomini chiave del suo staff tecnico), ora sembra tutta un’altra storia. Le parole di Garcia pesano come in passato, la squadra se ne è accorta. E, piano piano, sta tornando a vederlo come il vero condottiero.

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