(M. Cecchini) – Una considerazione emozionale: l’Olimpico mercoledì sera era bellissimo. Barcellona in campo, stadio quasi pieno, coreografia batticuore in tribuna Tevere, folla che spingeva o tremava ad ogni azione, applausi per tutti. Non sorprende che l’Uefa abbia fatto i complimenti alla Roma per l’organizzazione dell’evento. Una serata da ricordare come tante altre in passato, ma in realtà con qualcosa di diverso da sottolineare: la Curva Sud, intesa come ultrà, è evaporata nella sua ragione d’essere (il supporto alla squadra) senza che né i giocatori né il resto dello stadio accusasse contraccolpi.
La storia è nota. Da quando, con modi diversi, il presidente Pallotta e le istituzioni hanno iniziato la lotta ai «fucking idiots» (poche centinaia, non di più), il settore della Sud più oltranzista ha deciso di andare allo stadio e non tifare. Il caso ha avuto risonanza già alla vigilia della prima partita interna della stagione, quella con la Juve, dividendo l’ambiente giallorosso. Possibile vedere la Roma giocare contro la rivale di sempre senza supportarla? Possibile. Risultato? Impalpabile. Ovvero: Olimpico bollente e squadra vittoriosa.
Pareggio a parte, mercoledì la storia si è ripetuta: è arrivata la regina d’Europa e l’ex «cuore» del tifo ha intonato solo insulti per il prefetto Gabrielli, reo di aver diviso la Curva per controllarla meglio grazie anche al ritorno degli steward. Ancora una volta però il calcio ha vinto e la Roma si è sentita amata anche senza i rituali di una Sud diventata ormai autoreferenziale (basti pensare ai cori contro la polizia e a favore dei diffidati). Certo, è troppo presto per dire che la battaglia per la legalità negli stadi sia finita, ma la strada tracciata da Pallotta è quella giusta, e la stragrande maggioranza dei tifosi lo sa. In fondo, basta ricordare una cosa persino ovvia: lo spettacolo è quello che avviene sul campo. Cioè, si paga (e si soffre) per vedere Messi, Florenzi & Co. Il resto, al massimo, è un bellissimo contorno.