(A. Pugliese) Con la Juventus erano stati decisivi il genio di Pjanic e i centimetri di Dzeko, ieri hanno fatto la differenza gli inserimenti di Iago e la velocità finale di Salah e Iturbe. La vittoria dei giganti contro i bianconeri, quella delle frecce con il Frosinone. Una ricchezza infinita all’arco di Garcia, con una vastità di soluzioni che sembrano davvero senza fine. «Questa era una partita trappola, non avevamo niente da guadagnarci — dice il tecnico francese —. Potevamo fare meglio, soprattutto sotto porta. Ma l’importante era vincere».
EQUILIBRIO IBERICO Alla fine Garcia ci è riuscito grazie alle reti dei suoi esterni, nel giorno in cui ha provato la coppia pesante Dzeko-Totti ma ha ricevuto carezze infinite da chi di mestiere corre e allunga per tutta la partita. «Sono molto contento per la vittoria e per il primo gol con la Roma», dice Iago Falque, al suo 12° gol nel 2015 (gli altri 11 segnati con la maglia del Genoa), un anno solare dove meglio dello spagnolo in Serie A hanno fatto solo Toni (17), Icardi (14) ed Higuain (13). Ma chi pensa che la partita di Iago si sia fermata a quel tocco a porta vuota è fuori strada. Lo spagnolo ieri ha dato equilibrio alla squadra, fatto il centrocampista aggiunto in fase difensiva, regalato un assist d’oro a Dzeko che meritava migliori fortune. «Queste partite sono così: toste, difficili — insiste lui —. In Serie A non esistono squadre semplici, lo sapevamo». Ecco perché la ricchezza di Garcia è infinita, perché con così tante soluzioni ha la possibilità di variare spartito a seconda delle necessità. Urgono i giganti e c’è Dzeko, serve la fantasia e spunta Pjanic, hai bisogno di energia ed ecco Nainggolan, devi andare in velocità e hai solo l’imbarazzo della scelta tra Iago, Salah e Iturbe.
RIVINCITA ARGENTINA Già, perché l’altra faccia della vittoria del Matusa è proprio la rivincita di Iturbe, al terzo gol in A con la Roma. Doveva andare via, lasciare la Capitale tra rimpianti e speranze (altrui) ed invece alla fine è rimasto. «Ho chiesto io al club di tenerlo, è uno che dà sempre il 100% — dice Garcia —. Anche questa volta è stato così, aiutando la squadra in fase difensiva e chiudendo la partita nel finale. Voglio questo atteggiamento, da lui come da tutti gli altri». E chissà cosa sarà passato nella testa di Iturbe subito dopo il gol. Una gioia strozzata in gola. Senza felicità, senza grandi festeggiamenti. «Se non avessi segnato mi sarei ammazzato — dice lui, pensando al mancato passaggio a Salah — È una vittoria importante, su di un campo difficile». Dove lui ha messo il marchio a fuoco, dopo un’estate difficilissima. «Nella mia testa c’è sempre stata solo la voglia di restare a Roma — dice Manuel — Sto bene qui, i compagni mi stanno aiutando, ho bisogno della loro fiducia. Davanti sono arrivati giocatori importanti come Dzeko e Salah. Questo per me è solo positivo, posso entrare in campo più tranquillo, ciò che mi è mancato lo scorso anno». Già, la serenità di fondo, senza voler sempre spaccare il mondo. «Ora pensiamo al Barcellona. Lo rispettiamo, ma faremo il nostro gioco». Con queste frecce qui, chissà che non ci sia spazio anche per un piccolo miracolo…