(F. Ricci) – Javier Mascherano cerca di defilarsi senza intoppi dalla zona mista del Calderon, come tutti i suoi compagni. Non è stato scelto dal Barça tra i 2 giocatori indicati alla sosta-commento della vittoria contro l’Atletico di fronte a microfoni e telecamere e la camminata è da jefecito , sicura verso l’autobus. Però evidentemente la Champions è la Champions, l’Europa è un’altra storia e la voglia di parlare della difesa del titolo appena conquistato spinge ad accogliere con sincero entusiasmo il tardivo invito, recapitato a due passi dalla porta di uscita, a una riflessione sulla trasferta romana. «Ma sì, dai. Che torna la Champions!».
E sempre con l’Italia nel destino: avete chiuso con la Juventus, aprite con la Roma, le nostre due uniche rappresentanti…
«Sì, due squadre molto diverse e due situazioni opposte: una finale e il calcio d’inizio della competizione. Partiamo con una gran voglia di ricominciare a giocare una competizione per noi molto speciale e in più in un campo mitico e contro una grande squadra».
L’impressione generale è che per voi sia un gruppo agevole.
«Lo dite voi. Io dico che abbiamo l’obbligo di iniziare forte, perché al di là dei nomi presenti nel gruppo e della percezione generale ritengo che il livello del girone non sia assolutamente trascurabile e per noi non sarà facile come ho letto e sentito dire in giro».
Una quarantina di giorni fa nel Trofeo Gamper con la Roma avete dominato, 3-0 e una differenza che è parsa abissale.
«Non vuol dire nulla. Non si possono fare paragoni: era un’amichevole estiva e da allora sono cambiate tante cose. La Roma si è mossa bene sul mercato, è cresciuta e infatti ha iniziato molto bene la Serie A. Gli arrivi di Salah e di Dzeko sono importanti e si inseriscono su una struttura già altamente competitiva».
Che partita si aspetta?
«All’Olimpico non sarà facile, la Roma è una squadra di grande tradizione, è circondata da grande entusiasmo e poi soprattutto sappiamo bene quanto è difficile andare a giocare in Italia. Le squadre di A sanno difendersi molto bene, sanno associarsi in maniera ermetica e sono difficili da penetrare. Sarà sicuramente una partita scomoda per noi».
Con l’Atletico però avete dimostrato grande forza, contro un rivale diretto, complicato e in uno stadio tosto.
«Abbiamo fatto una bella partita: giocavamo dopo la pausa internazionale, venivamo dall’America con una differenza oraria di 7 ore, alcuni di noi si sono potuti allenare solo una volta coi compagni, altri come Leo nemmeno una… Non era una partita facile. Abbiamo giocato bene, in maniera seria. Abbiamo dominato e vinto conquistando 3 punti importanti».
Lasciamo stare il Barça: cosa la preoccupa di più della Roma?
«È una squadra che gioca, che prova sempre a imporre il proprio gioco. E per un verso questa è una caratteristica che a noi piace, preferiamo un avversario così rispetto a uno chiuso ermeticamente. Però dall’altro lato la qualità della Roma è evidente. Loro proveranno a mettere le mani sulla partita, a giocare la palla partendo dalla difesa. Hanno i giocatori per farlo, gente di grande qualità soprattutto a metà campo. Vedo una partita divertente per lo spettatore e difficile per noi».
Avete una rosa piuttosto corta.
«Remiamo, remiamo…». Ride di nuovo, il «capetto».
«È una situazione atipica per quelle che sono le caratteristiche del Barça, però per me è una cosa che rafforza il gruppo. Fino a gennaio non potremo avere né Aleix Vidal né Arda Turan, ma non la vedo come una scusa quanto piuttosto come una motivazione extra per arrivare in condizione di aspirare a ogni titolo quando finalmente arriveranno i rinforzi. E poi è uno stimolo perché anche chi gioca meno quando viene chiamato possa rispondere: l’anno scorso non abbiamo vinto il triplete giocando in 11, l’abbiamo fatto con una rosa completa e così dev’essere quest’anno, a maggior ragione. L’unica cosa che ci preoccupa è il tema infortuni, speriamo di non dover patire troppo sotto questo aspetto. Sinora ce la stiamo cavando e chi l’anno scorso ha giocato poco o nulla, come Vermaelen e Sergi Roberto, sta rispondendo bene».
E poi avete Leo…
«Esatto. Un piccolo plus… fenomenale».