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IL MESSAGGERO Garcia si gioca la Roma

Garcia
Garcia

(A. Angeloni) – Il turn over è il problema? Forse è solo un problema all’interno del Problema. Con la P maiuscola. Possibile che la Roma non riesca a battere il Sassuolo pur facendo cinque (più uno) cambi rispetto alla sfida contro il Barcellona? Possibile. Specie se in campo la squadra non gioca al calcio, se non sa organizzare una manovra offensiva degna di questo nome. Poi, se si cambia formazione per quasi la metà degli undici, allora diventa ancor più complicato. Garcia se l’è presa un po’ con tutti, tranne che con se stesso. Ironicamente, rispondendo a chi gli faceva notare di aver sottolineato solo responsabilità altrui, Rudi ha risposto piccato: «Allora è colpa mia». Non è (tutta) colpa sua, ma un bel po’ sì. Non è colpa sua se Salah si divora due gol fatti, questo è ovvio. Lo è invece se le uniche occasioni sono state create con ripartenze veloci e con la solita palla sulla velocità di Salah; lo è se i difensori sbagliano i movimenti e le posizioni, anche perché schierati con tre su cinque (Torosidis, Maicon e De Sanctis) nuovi, di cui uno (Maicon) non brillante sotto l’aspetta fisico, un altro (Torosidis) destro spostato a sinistra e un altro ancora (De Sanctis) evidentemente disabituato ad avere davanti uomini con cui ha giocato poco (tra l’altro Morgan è il meno responsabile, diciamo il meno peggio dei difendenti).

EDIN SÌ EDIN NO – Una squadra ben organizzata, insomma, riesce a sopportare bene anche un turn over massiccio. Si è sempre detto: serve un centravanti spacca-porte per sopravvivere nella partite complicate, specialmente quelle in casa e con le piccole. Il centravanti c’è, Dzeko, la piccola è arrivata e Garcia ha concesso al bosniaco solo gli ultimi venti minuti. Pochi, forse. Qualcosa non quadra. Tra l’altro le big d’Europa, se ricorrono alla girandola dei cambi, lasciano sempre dentro i big, o comunque l’ossatura della squadra non viene stravolta.

LA FIDUCIA NEL E DAL GRUPPO – Scollamento c’è nel gruppo con chi si è sentito puntare il dito quando ha fatto riferimento a coloro che non hanno reso pur non avendo giocato con il Barcellona. Freschi e immotivati, questo è il senso, e valeva per Iturbe, per Maicon e per magari Torosidis. C’è pure chi ha visto in quella frase un piccolo/grande attacco ai nuovi preparatori. Può darsi, anche se certe prese di posizione lo scorso anno non le aveva mai prese contro Rongoni. I rapporti con Norman e soci – raccontano – è molto professionale, ma i due gruppi (il tecnico e fisico) non vivono in simbiosi. Ma questo conta poco, perché vale il rispetto del lavoro reciproco e questo, a quanto pare, esiste. Basterà? Vedremo. Vedremo anche se il gruppo manterrà la fiducia nel proprio tecnico, già vacillata nella passata stagione. Rudi, secondo i bookies, è anche a rischio esonero. Esagerazioni? Anche qui, vedremo. Garcia ha una decina di giorni per giocarsi la credibilità, soprattutto versi tanti tifosi che l’hanno preso di mira: Sampdoria domani, poi Carpi, Bate Borisov e Palermo prima della sosta. Quattro partite verità, per non prendere la via di non ritorno.

SOTTO PRESSIONE – Di sicuro, oggi, Garcia vive le stesse pressioni di qualche mese fa. Tutto viene rivolto a lui, come a dire: la società ti ha messo a disposizione una grande rosa e tu ora vedi di farla giocare bene e vincere. Con Verona, Frosinone e Sassuolo si sono visti limiti strutturali: la Roma fatica a fare la partita e certi ruoli, checché se ne dica, restano scoperti. Contro il Sassuolo, ad esempio, non era nemmeno in panchina Emerson Palmieri che, in teoria, è il terzino sinistro di riserva. Garcia, appare evidente, non condivide certe scelte della società.

DOMANI LA SAMP – E domani a Marassi cosa succederà? Garcia non cambierà cinque o sei giocatori, questo appare certo. Rientreranno Florenzi, Digne, e sicuramente Dzeko sarà al suo posto. Iturbe pagherà. Il dubbio, al momento, è Salah/Gervinho. L’ivoriano, contestato all’Olimpico, è uomo da trasferta (titolare a Verona e Frosinone), Mohamed è il titolare, di sicuro non stanco.

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