(U. Trani) – L’Italia più brutta di Conte si ritrova, quasi inaspettatamente, in testa al gruppo H. La vittoria contro Malta, di misura come all’andata (1 a 0) e sempre con rete di Pellè, è addirittura più sofferta di quella del 13 ottobre 2014 a Ta’ Qali. Lì la Nazionale segnò prima e colpì anche quattro pali. Stavolta solo la traversa di Gabbiadini, prima del gol – peraltro irregolare – del centravanti del Southampton. A spingere gli azzurri verso Parigi è l’Azerbagian capace di bloccare, nel pomeriggio a Baku. la Croazia, ora seconda con un punto appena sulla Norvegia, prima della sfida di domenica a Oslo.
RITORNO AL SUCCESSO La prima vittoria di Conte nel 2015 fa dunque la differenza in classifica. L’Italia ha messo dietro tutti e a Palermo si può avvicinare alla qualificazione. Ma la prestazione offerta a Firenze, con lo stadio Franchi che resta con le curve deserte, contro Malta non regala certezze al nostro ct. Mancando gli interpreti, è impossibile trovare il gioco. La qualità è minima. In più, di questi tempi, i nostri calciatori storicamente non sono mai al top. Più che il presente, preoccupa il futuro. All’Europeo, presentandosi con questo gruppo, si rischia l’ennesima figuraccia. Come agli ultimi due mondiali, in Sudafrica e Brasile. Malta si è difesa con 8 giocatori. Tutto previsto, anche dallo stesso Conte, che lo ha ripetuto dall’inizio della settimana. Ma non è stato certo l’atteggiamento della nazionale di Ghedin a mandare in tilt gli azzurri. L’Italia fa tutto da sola. Perché non è squadra. Disorganizzata e lenta, statica e senza idee. Gioca, tra l’altro, a velocità ridotta, permettendo alle cinque sentinelle maltesi di schierarsi con semplicità e ordine davanti al portiere Hogg. Nemmeno devono esagerare con i falli due dei tre Muscat, Borg, Agius e il frizzantino Failla. Basta poco per chiudere sui lati Eder e Gabbiadini, gli esterni offensivi scelti in partenza da Conte. Pellè si muove meglio dei due compagni di reparto, ma non inquadra, almeno nel primo tempo, mai la porta.
REGIA MONOTONA – Il gioco dell’Italia dovrebbe passare da Pirlo. Che, però, ha ormai il ritmo da campionato Usa. Piroette su se stesso, inutili e irritanti, prima di scaricare la palla indietro. Verratti, per la prima volta schierato accanto al regista titolare, è almeno più intraprendente. Prova qualche verticalizzazione e va in pressing a conquistare palla. È solo, però, lì in mezzo. Bertolacci, prima di essere sostituito dopo meno di un’ora con Parolo, si vede per un sinistro sbilenco sporcato da Borg e deviato in angolo da Hogg. Pochissimo, anzi niente. Per i tre attaccanti è serata complicata. Perché non ricevono palloni. Scarseggiano i lanci e quelli che arrivano sono anche imprecisi. I terzini non aiutano. A sinistra Pasqual va al cross dalla trequarti, come se non ce la facesse ad avanzare: nella Fiorentina, del resto, è riserva. A destra Darmian aspetta la ripresa per presentarsi in avanti.
CAMBI GIUSTI Conte va a dama quando interviene sulla formazione di partenza: fuori Bertolacci per Parolo e Gabbiadini per Candreva. La doppia mossa è fondamentale perché i due laziali risultano efficaci quando l’Italia va all’assalto. Gabbiadini esce perché non sta bene. Prima di lasciare il campo, colpisce la traversa con un sinistro a giro. Ma Candreva riesce a sfruttare la fascia meglio di lui e, al primo scatto, riesce a trovare dal fondo la palla per il gol di Pellè. Segnato con il fianco (e con il gomito) e a porta vuota grazie alla gaffe di Hogg, ma comunque pesantissimo. Perché, decima rete azzurra in queste qualificazioni, vale il primo posto nel gruppo H. Esce anche Verratti per Soriano, Effiong tenta qualche accelerazione che infastidisce Bonucci e Chiellini. Buffon, però, non rischia niente.