(A. Angeloni) Piaccia o no, Gervinho torna al centro della Roma. Un po’ per caso, un po’ per amore. Per amore di Garcia, per chi non lo avesse capito, che non ha mai abbandonato il suo cucciolo. Mai. Nemmeno quando, con le valigie già imbarcate, era pronto a partire e a caricarle di petrolio. La leggenda vuole che il vecchio Gervais avesse chiesto la luna e qualche stella ai dirigenti di Al Jazira. Ma le leggende, spesso, somigliano alle barzellette. Prendiamole per quelle che sono. Fatto sta che alla fine è rimasto sotto l’ala protettrice di Rudi, che di certo non lo ha messo fuori rosa a scontare il gran rifiuto, ma l’ha pian piano riproposto, addirittura da titolare in campionato alla prima di Verona, poi a Frosinone, quindi l’altra sera con il Carpi all’Olimpico, dove avrebbe dovuto superare la prova dei fischi (ma poi, perché?). E lui, treccine al vento e sorriso bianco avorio, ha cominciato a correre come non si vedeva da tempo, da un anno, più o meno. Un’ intruppata di qua, un’intruppata di là, un gol alla Dzeko e tante corse su e giù, con i difensori del Carpi in affanno dietro a lui. Una partita su tre fatta bene, le altre due da buttare.
LA MORIA IN ATTACCO – I tanti e maledetti infortuni gli spalancano le porte anche in Champions. Nell’unica gara fin qui giocata, quella con il Barça, zero minuti. Con il Bate Borisov torna titolare. Lo scorso anno, prima di andare in letargo, aveva acceso la fantasia di tanti tifosi della Roma, grazie a quella doppietta contro il Cska all’esordio in Champions League. Quello era ancora Gervinho old style, cioè indispensabile, devastante. Indispensabile e poi reietto. Funziona spesso così. E anche il contrario. L’anno scorso non è andato proprio bene: due gol (Fiorentina e Inter) in campionato e quattro in Europa (due con il Cska nella Uefa e uno – inutile – con il Bayern in Champions League e due in Europa League, entrambe con il Feyenoord, uno all’andata e uno al ritorno, risultando decisivo per il passaggio del turno). I fischi che si prende sono legati a quelli a Garcia, che lo ha protetto fino all’inverosimile, basti ricordare quando lo ha schierato con il Parma lo scorso anno, stanco dal viaggio e con la testa ai festeggiamenti per aver vinto la coppa d’Africa. Fischi ai due innamorati, il risultato è stato questo, lo strascico si vede anche ora. Nello spogliatoio idem: in tanti contro Gervinho e quindi contro le decisioni dell’allenatore. Eravamo al figli e figliastri. Che da sempre è la teoria per spaccare uno spogliatoio.
UN MESE E PIÙ – Contro il Carpi Gervais ha ricominciato a giocare al calcio e sembrava più dentro la Roma rispetto al recente passato. In questo momento è una delle poche buone notizie: Garcia non ha Dzeko, non ha Totti, ha Iago Falque mezzo e mezzo, Iturbe non decolla, quindi? Gervais per forza. E se si mantiene quello di sabato, sarà meglio di una botta in testa. L’ivoriano è il giocatore ideale di Rudi, perché è quello che porta il contropiede, fa il centravanti come piace al tecnico, non dà punti di riferimento. Il pubblico e la squadra lo hanno perdonato: Gervinho ha la possibilità di tornare determinante in questo mese e qualche giorno in cui la Roma si gioca la rincorsa in campionato e una fetta di passaggio del turno in Champions: domani il Bate Borisov, Palermo domenica, Empoli dopo la sosta poi il doppio confronto con il Bayer, più Fiorentina, Udinese e Inter. Sarà la guida dell’attacco. Una Roma vecchie maniere. Con Gervinho old style.