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IL TEMPO Alla ricerca dell’Italia perduta

Conte
Conte

(S. Pieretti) – Conte alla ricerca dell’Italia. Modulo e uomini, tanti i dubbi del commissario tecnico che vuol restituire un’identità alla sua squadra, smarrita contro Malta. La vera Nazionale di certo non è quella vista a Firenze, compassata, scolastica, priva di idee; la condizione fisica non è ancora ottimale, la scarsa intensità con cui gli azzurri sono scesi in campo ha fatto scattare un campanello dall’allarme. Per questo il commissario tecnico vuol ponderare le scelte, soppesarle con scrupolosità, valutarle con grande attenzione: stasera a Palermo (RaiUno 20.45) serve una prestazione convincente con la Bulgaria, e soprattutto servono i tre punti per certificare il primato in classifica. «Ho ancora ho un allenamento in mattinata – sottolinea il ct – ho ancora tempo per decidere: conoscerete la formazione soltanto alle 20.45».

Parziale turn over, con De Rossi, Florenzi e Candreva che dovrebbero partire dal primo minuto. Fuori Verratti, Darmian e Pellè verso la riconferma. «Non sono dispiaciuto per le critiche perché fanno parte del gioco – continua il ct – soprattutto perché la nazionale è figlia di nessuno. Ed essendo figlia di nessuno viene bersagliata dalle critiche. Noi dobbiamo star zitti, lavorare e toglierci delle soddisfazioni». Attacco diretto, sindrome da accerchiamento traslata dalla sua esperienza maturata nelle squadre di club. «Florenzi? Sta giocando come terzino nella Roma, prenderò seriamente in considerazione questa ipotesi qualora dovesse continuare a interpretare quel ruolo». La Bulgaria è fuori dai giochi, ma Conte non si aspetta una partita tranquilla. «Chi gioca contro l’Italia ha sempre grandi motivazioni – sottolinea – ci attende una partita difficile, è un girone equilibrato. Spero di migliorare dal punto di vista delle conclusioni a rete, contro Malta abbiamo preso la porta 4 volte su 22 tiri». La chiusura del tecnico salentino è per celebrare il traguardo della centocinquanta presenze in azzurro del suo capitano. «Trovare un aggettivo per Buffon diventa molto difficile. Tutti conoscono il suo valore, di lui ho una grandissima stima sia come uomo che come calciatore».

Il portiere della nazionale sorride e guarda avanti. «Centocinquanta sono tante – ammette il capitano – qualcuno dice che ambirei ad arrivare a duecento, vi dico tassativamente che non è un mio obiettivo, voglio sempre farmi trovare pronto. Se poi saranno trenta, venti o due partite, quello non è importante. Ci sono tante pause tra una partita e l’altra della nazionale, ogni volta che arrivi a Coverciano è sempre una novità, è come se fosse la prima volta. La cosa bella di questi diciotto anni in azzurro è acquisire la consapevolezza, capire ciò che si è fatto, e ciò che si sta facendo. E assaporarne il valore. Quando capisci il valore di ciò che fai non puoi peccare di snobbismo. Il gol con il braccio di Pellè? Voglio vivere in maniera tranquilla gli ultimi anni da giocatore».

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