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IL TEMPO Dal paradiso all’inferno, due tecnici in crisi

Garcia
Garcia

(A. Serafini) – Non è bastata un’estate di mezzo per cancellare le stesse sensazioni vissute nella stagione appena trascorsa. Tanto che l’ottovolante continua a rimanere l’attrazione principale nel parco giochi romanista diretto da Rudi Garcia, in cui prestazioni e risultati salgono e scendono vertiginosamente sempre alla stessa velocità. L’ultimo giramento di testa si è avvertito domenica all’Olimpico con il Sassuolo, un pareggio che ha fatto traboccare nuovamente il vaso della fiducia per il tecnico francese, il primo indiziato nel processo contro l’andamento altalenante della squadra. In cima ai capi d’accusa spicca la difficoltà di applicazione del turn over, forzato senza troppe necessità già alla quarta giornata di campionato. De Santics a parte, la scelta di stravolgere l’intera batteria dei terzini e allo stesso tempo far accomodare Dzeko e Iago Falque in panchina non ha fornito risposte positive, suscitando inoltre perplessità sugli innumerevoli stravolgimenti tattici che la squadra è costretta ad affrontare. D’altronde il risultato è sempre lo stesso: non c’è continuità nella velocità di costruzione della manovra e basta affrontare un avversario bene organizzato per andare in difficoltà. Finora Garcia ha utilizzato 21 giocatori in rosa, sperimentando in ogni occasione e in base alla qualità di chi si trovava di fronte, moduli e ruoli provati con poca continuità durante la lunga preparazione estiva.

Non ha funzionato al momento la coesistenza tra Dzeko e Totti, non ha convinto la gestione di un gruppo in cui anche le alternative scalpitano mugugnando per ricoprire un ruolo primario. Un compito sicuramente non semplice per il tecnico, compresso dall’alto numero di possibilità che ogni settimana si trova a disposizione. E per questo la logica della vigilia è stata spesso stravolta e inaspettata: dall’utilizzo di Gervinho all’esordio con il Verona, all’inserimento di Totti con Frosinone e Sassuolo. Tanta personalità da dover dosare, ma che rischia di diventare un boomerang. Non poteva quindi passare inosservato lo sfogo plateale di Iturbe, sostituito al 5′ minuto della ripresa di fronte ad una prestazione negativa, ma con una reazione pubblicamente evitabile se il cambio fosse avvenuto negli spogliatoi al termine del primo tempo. L’attaccante argentino (non verrà multato dalla società) ha approfittato ieri della ripresa a Trigoria per scusarsi con i compagni nello spogliatoio prima dell’allenamento (era presente anche Garcia). Nessun confronto invece è stato segnalato tra l’allenatore e la dirigenza, così come con Pallotta, considerando che tra i due la comunicazione diretta non è mai mancata: sicuramente è cambiata quella pubblica del tecnico, lontana dai proclami e sempre più esplicita nei confronti di staff e giocatori, usciti dalla campana di protezione costruita nella passata stagione. Praticamente un cambio totale di strategia. E se il ritorno alla ‘normalità’ resta ingenuamente la soluzione più semplice, rimane poco tempo prima di incorrere nel rischio di lasciarsi sfuggire un’altra occasione.

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