(E. Menghi) Paradossalmente da comprimario rende di più e non sembra nemmeno dispiacergli troppo di essere sceso nelle gerarchie. Il nuovo Iturbe è rilassato ed efficace, come tutti i suoi colleghi calciatori spera di trovare spazio nell’undici titolare e molto probabilmente avrà l’occasione di riprendersi la Roma domani contro il Sassuolo. L’asticella della pressione è scesa ai minimi termini da quando è in giallorosso e per lui è un bene. Non che non riuscisse a reggerla, perché altrimenti l’anno scorso non sarebbe riuscito a fare prestazioni di livello al debutto in Champions con il Cska Mosca, contro la Juventus nella gara in cui poteva passare per l’eroe senza gli errori arbitrali, con la Lazio nel derby di ritorno e all’Olimpico col Napoli. In quest’ultima occasione si ritrovò a fare il centravanti e non sfigurò. Eppure nelle 28 partite precedenti aveva fatto un solo gol, dimostrandosi tutt’altro che bomber. La rete di Pjanic, però, era nata proprio da una giocata dell’argentino, con un movimento da attaccante di razza. L’esperimento riuscitissimo è stato ripetuto negli spezzoni di partite giocate da Iturbe in questo campionato, quando Dzeko e Totti si sono ritirati in panchina. Finora l’ex Verona è stato in campo per poco più di mezz’ora in tutto e, nonostante l’utilizzo con il contagocce, Garcia non si dimentica mai di elogiarlo.
Anche se a fine mercato stava per andare al Genoa, a Trigoria hanno notato come avesse sempre mantenuto gli atteggiamenti giusti, sia a livello di impegno negli allenamenti sia nel campo dei rapporti umani, e mentre tutti parlavano di visite mediche coi rossoblu lui pensava solo a Roma-Juventus. Ultimamente riesce a strappare una buona parola dall’allenatore francese, anche senza una domanda diretta. È così che Rudi distribuisce la fiducia ai suoi giocatori e Iturbe sembra aver recuperato l’autostima che la stagione a Verona gli aveva regalato. Si è notato dal modo in cui ha segnato al Frosinone il 2-0. Una giocata alla Iturbe come non se ne erano ancora viste da queste parti. Saranno serviti magari i colloqui con Sabatini, che non ha mai smesso di credere in lui anche se aveva stretto la mano a Preziosi: «Libera la testa e fai vedere quello che vali», gli ricorda spesso. E l’argentino adesso può mettere in pratica il consiglio. Gli arrivi di Dzeko, Salah e Iago Falque lo hanno fatto retrocedere in panchina e può provare ad esplodere senza avere gli occhi puntati addosso.