(D.Luciani) – Una vittoria netta con una prestazione positiva. Dopo la sconfitta contro la Sampdoria questo si chiedeva alla Roma contro il Carpi e i giallorossi non hanno deluso le aspettative. La burrasca post-Genova scende di livello passando da grado 8 a grado 7, un vento forte da affrontare con consapevolezze mai da smarrite: la rosa a disposizione di Garcia è forte, assolutamente da Scudetto. I limiti tattici e di gioco vanno ancora assorbiti e migliorati. Il 5-1 finale dell’Olimpico non deve far passare in secondo piano le difficoltà di una gara in cui la Roma aveva tutto da perdere. Gli errori di Brkic e il livello inferiore del Carpi hanno spianato la strada ai giallorossi, entrati in campo con grande voglia di girare a proprio vantaggio la partita già nella prima mezzora. I gol di Manolas, Pjanic e Gervinho (buona prestazione dell’ivoriano) hanno portato a compimento la missione, incrinata solo dal timbro dell’ex Borriello.
Il 4-1 di Salah in apertura di ripresa permette agli uomini di Garcia di affrontare a risparmio energetico gli ultimi venticinque minuti in cui arrivano il sigillo di Digne (ottimo assist di Maicon) e il rigore parato da De Sanctis a Matos. Le note negative arrivano dai problemi fisici accusati da Keita e Totti (guai muscolari) e da Dzeko (botta al ginocchio da valutare). Da sottolineare l’esordio positivo di Vainqueur, entrato proprio al posto di Keita: con l’ingresso del francese al 19′ del primo tempo, Garcia è passato al 4-2-3-1 con Pjanic libero di galleggiare tra centrocampo e trequarti. Senza strafare e con tanta concretezza, Vainqueur si è piazzato al fianco di Nainggolan giocando con semplicità e vigore. Una soluzione in più per Garcia che era partito dovendo rinunciare già a Szczesny, Rudiger, Florenzi e Iago Falque oltre al lungodegente Strootman.
Martedì col Bate Borisov e domenica col Palermo due trasferte assolutamente da vincere: intanto stasera e domani si potranno guardare con tre punti in più Inter-Fiorentina e Napoli-Juventus. La Roma c’è, sperando di non dover rinunciare troppo a lungo agli infortunati.