(F. Bocca) – Francesco Totti ormai arrivato ai 39 anni, ha raggiunto i trecento gol con la Roma. Tra il primo (al Foggia) e l’ultimo (al Sassuolo) passano ventuno stagioni, era il 1994. Era la Roma addirittura di Mazzone, e Totti aveva fatto capolino un paio di anni prima in squadra quando la Roma passava da Bianchi a Boskov, Voeller era appena andato via, il capitano era Giuseppe Giannini. Insomma Totti è l’ultimo sopravvissuto di un calcio antico. Non voglio qui parlare della grandezza del giocatore, comunque universalmente riconosciuta: più volte quando la Roma ha giocato col Barcellona Messi è andato ad abbracciarlo. Forse perché è uno dei pochissimi che ne ha quasi la stessa mentalità: il Barcellona come casa, come famiglia, come vita quotidiana. E infatti i suoi gol in blaugrana sono già oltre 400 e a soli 28 anni di età. Difficile immaginare a quale cifra stratosferica possa arrivare in futuro, se decidesse di giocare sempre col Barcellona. Anche Cristiano Ronaldo ha superato i 300 gol col Real Madrid, ma ha già girato abbastanza e chissà quante squadre girerà in futuro. Voglio solo dire che il record di Totti, unito all’unicità del rapporto col club, rappresenta soprattutto una fedeltà sempre più rara, superata dai tempi. Perché Totti viene da un calcio che non esiste più. E posto che qualche altro gol arriverà, difficilmente per i prossimi decenni qualcuno in Italia farà lo stesso.