(L. Valdiserri) La decisione sarà presa solo oggi ma, più che una scelta, sembra una necessità. Daniele De Rossi risponderà presente e sarà la volta numero 502 con la maglia della Roma. Lo dovrà fare perché è un generoso, perché a volte si prende in giro da solo («Il venerdì sono infortunato, il sabato penso che magari posso andare in panchina, la domenica voglio giocare e se l’allenatore non mi dà una maglia rosico») e perché la «rosa» della Roma – tra infortuni e scelte di mercato – è quella che è: formidabile nell’undici «tipo», ipertrofica in attacco, risicata a centrocampo e sotto il numero legale in difesa.
Rudi Garcia ci ha abituato alla pretattica e spesso quello che dice alla vigilia, quando parla di formazione, non trova riscontro il giorno dopo sul campo. L’importanza di De Rossi, però, non si può discutere. In stagione si è sdoppiato tra difensore centrale (per necessità) e centrocampista di contenimento (dove preferisce giocare). È in un gran periodo di forma, come dimostrano i tre gol (uno all’Empoli e due al Bayer Leverkusen) segnati nelle ultime due gare. Garcia se la cava così: «Smbra che ci sarà. Il muscolo è un po’ affaticato, ma ha avuto due giorni e mezzo di riposo e poi si è allenato».
De Rossi è il secondo giocatore più utilizzato nella Roma: 965 minuti tra campionato (695) e Champions (270). Solo Manolas è stato più stakanovista di lui, avendo disputato 990 minuti su 990.
Gi altri intoccabili sono Nainggolan (876 minuti), Salah (833), Florenzi (810), Pjanic (787) e Digne (710, ma è stato tesserato alla seconda giornata di campionato). È chiaro che il massimo interesse del pubblico, sia romanista che fiorentino, è sul ballottaggio tra l’egiziano (6 gol in 16 presenze in viola nella scorsa stagione, 4 in 8 in giallorosso) e Gervinho. La chiave tattica, invece, è sicuramente il miglior attacco del campionato (Roma, 20) contro la miglior difesa (Fiorentina, 6). Cosa conterà di più?
Di sicuro la difesa della Roma (10 gol subiti in campionato, 8 in Champions) è stata fin qui un problema. Garcia, però, come tutti gli allenatori del mondo, non punta mai il dito contro un solo reparto della sua squadra: «Abbiamo ancora la possibilità di superare il turno in Champions League e siamo secondi in campionato. Vuol dire che, anche prendendo troppi gol, l’inizio di stagione è stato buono. Quando facciamo un gol, il primo attaccante e Szczesny o De Sanctis; quando difendiamo il primo baluardo è Gervinho o Dzeko. C’è sempre l’atteggiamento di squadra. Ora non serve a nulla guardare alle scelte di agosto sul mercato. È corretto dire che abbiamo cambiato difensori a ogni stagione (Marquinhos, Benatia, Yanga-Mbiwa, Romagnoli, Astori non confermato; ndr ), ma è il gioco del mercato e il lato economico. A me interessa solo far rendere al meglio questa rosa».