(G. Piacentini) – Domenica contro il Palermo (ore 15, arbitra Damato) ci sarà il nuovo esordio di Leandro Castan. Un mese dopo il suo rientro a Verona contro l’Hellas il 22 agosto nella prima di campionato, la gara che doveva essere quella del rilancio ed invece è stata quella che ha reso evidente agli occhi di tutti una verità che a Trigoria non erano riusciti a vedere: il difensore brasiliano non era ancora pronto.
«È solo un po’ di ruggine», aveva dichiarato il direttore sportivo giallorosso Walter Sabatini, e per togliersela di dosso Castan ha sudato come e più degli altri. Rudi Garcia, però, non lo ha più preso in considerazione – nella partita di Champions col Barcellona è finito in tribuna, anche se in panchina non c’erano centrali – preferendogli tutti i compagni che potevano giocare nel suo ruolo, ad eccezione dello slovacco Gyomber, che in quanto a minutaggio rischia di diventare il nuovo Uçan.
A Palermo però la coperta sarà di nuovo cortissima: Ruediger è ancora indisponibile e De Rossi, con Keita infortunato, dovrà tornare a centrocampo perché né Vainqueur, né Pjanic, né – tantomeno – Nainggolan hanno dimostrato di poter giocare davanti alla difesa. Soprattutto per questo toccherà al brasiliano stare di nuovo al fianco di Manolas, l’unico vero insostituibile di questo primo scorcio di stagione. Di positivo ci sono le relazioni dei preparatori, che negli ultimi giorni hanno studiato per Castan un lavoro personalizzato – è stato seguito direttamente da Norman – che sembra aver dato i suoi frutti.
La speranza del tecnico è che questi miglioramenti si vedano anche in mezzo al campo, perché Leandro è uno di quei giocatori che possono far fare il salto di qualità al reparto, e di conseguenza a tutta la squadra. Per conferma chiedere a Marquinhos e a Benatia, che in giallorosso hanno giocato due grandi stagioni anche perché al loro fianco c’era Castan. Il pieno recupero di Leandro, insomma, sarebbe una bella boccata d’ossigeno per Garcia, così come la sua assenza è stata un grosso problema.
Rimane l’errore fatto dalla società, che non ha saputo valutare con certezza i tempi per riaverlo completamente a disposizione ed ha sottovalutato la difficoltà di tornare a certi livelli dopo un’operazione delicata – la rimozione di un cavernoma al cervelletto – e un anno di inattività.