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GAZZETTA DELLO SPORT Altro Castan per la Roma. E fa rima con Empoli

Castan
Castan

(D. Stoppini) Non c’è film più azzeccato, non c’è momento più adatto. Il vestito è perfetto, la citazione pure: «Non permettere a nessuno di distruggere i tuoi sogni»: Leo Castan in un tweet, come uno straordinario Will Smith al figlio ne «La ricerca della felicità». Film da Oscar, difensore che da Oscar lo è stato e vuole tornare a essere. La strada è quella: la caduta fa ancora male, ma non è più tempo di voltarsi indietro. Basta ricordi, l’Empoli è il futuro, non solo il passato. Non solo l’ultima immagine chiara prima dell’incubo, gli ultimi istanti da calciatore vero, un’operazione al cervello che poteva chiudere per sempre una porta. Ora Empoli è il trampolino per il ritorno, quello definitivo.

TREDICI MESI DOPO Castan c’è e cerca felicità. Incavolato con il mondo che intorno prova a distruggere il suo sogno. Incavolato perché la panchina fa male e forse una via di mezzo poteva essere trovata, tra le due partite in 9 giorni di agosto (Siviglia e Verona) e i minuti zero nei successivi 45. E fa male soprattutto quello che ha scatenato, il mese e mezzo di «no grazie», la tribuna con il Barcellona, le chiacchiere di ricadute che gli avrebbero — stavolta davvero — negato per sempre il ritorno in campo. Roma è maestra, amplifica l’amore e a volte pure le sue deviazioni. A Castan manca il campo. Manca l’abitudine a tutto: alle traiettorie di gioco, alla coordinazione in partita, alla sicurezza nelle giocate. Ma mancava due mesi fa come manca oggi: si riacquistano in partita, non c’è partitella che tenga. Neppure quelle che Garcia ha organizzato in settimana — l’ultima ieri mattina con la Primavera — possono riempire il vuoto di un’assenza di un anno. Che poi Castan abbia avuto piccoli momenti di indecisione in allenamento, non è neppure sbagliato dirlo. Ma è storia dell’estate. Siamo in autunno. E l’autunno porta l’Empoli, ancora l’Empoli. Da settembre 2014 a ottobre 2015: 13 mesi, lo stesso avversario, la fine e un nuovo inizio. Insomma la felicità è vicina, il cubo di Rubik si può completare rapidamente. Castan aspetta. Castan freme. Aveva capito male la scorsa settimana. Aveva interpretato i segnali di avvicinamento al Palermo diversamente: un posto da titolare che doveva essere e poi non è stato.  Ma sarà, con ogni probabilità, sabato prossimo. Alla Roma, neppure a dirlo, serve come l’ossigeno in un reparto finito sott’acqua troppo spesso. E in un altro, il centrocampo, diventato corto perché nelle rotazioni ha perso De Rossi, arretrato per cause di forza maggiore.

CASO BRASILIANO Garcia lo sa bene e osserva. E decide. E incrocia le dita perché non capitino altri guai. Neppure a Edin Dzeko, che stasera giocherà titolare con la Bosnia, 15 giorni dopo la lesione al collaterale mediale. La Roma trema: il bosniaco è stato il fiore all’occhiello di un mercato che ha pensato anche al domani. Ha pensato al brasiliano Gerson, ora al centro di un giallo. Il Fluminense reclama il mancato pagamento della Roma della prima tranche da 2,5 milioni di euro, previsto entro 1’1 settembre. Da Trigoria raccontano invece che i termini dell’accordo nel frattempo sono stati modificati. Di sicuro i due club avranno modo di parlarne la prossima settimana: a Roma è infatti atteso il presidente del Fluminense, Peter Siemsen. Magari poi lo inviteranno a vedere il Castan-day in Roma-Empoli.

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