(A. Austini) Tanti incroci, tanti significati, tante coincidenze: sarà un 31 ottobre indimenticabile per Milano. Chiude Expo, con il Prefetto Tronca che finisce la sua missione prima di iniziare quella nuova da commissario straordinario di una Capitale rimasta senza sindaco. Di notte si festeggia Halloween, una moda nella città della moda, ma prima dei locali sarà San Siro a riempirsi per l’Inter-Roma più atteso degli ultimi anni. Uno scontro fra titani del campionato, con filosofie ben diverse, che ci aiuterà capire se c’è una risposta al quesito di sempre: meglio segnare tanto, come i giallorossi, o difendersi bene come la squadra di Mancini?
La partita del Meazza apre una due giorni entusiasmante sull’asse Milano-Roma. Domani tocca alla Lazio contro i rossoneri di Mihajlovic e non mancheranno quelli che assoceranno i risultati del campo all’eterna rivalità, riaccesa in questi giorni, su quale sia la vera «Capitale» d’Italia. Nel calcio è sempre stata Milano, da qualche anno non è più così. Sì, a Roma il pallone è forse la cosa che funziona meglio in mezzo a tanto caos.
Garcia si sente sempre più integrato e coglie il senso del momento. «Vogliamo – promette il francese – portare in alto non solo i colori della squadra, ma anche della città. Conosciamo tutti il prestigio della Capitale, noi ci occupiamo solo di calcio ma se nel nostro piccolo potremo darle ancora un po’ più di luce, saremo contenti». Il patriottico Rudi si fida dei suoi dopo cinque vittorie di fila in campionato e non ha alcuna intenzione di fermarsi. «Questa vigilia – spiega – assomiglia a quella di Firenze.È un’altra gara di alto livello, è esaltante prepararla e il nostro atteggiamento non cambia: giochiamo sempre per vincere, l’obiettivo è allungare la nostra striscia di successi».
Il primo anno è riuscito a infilarne dieci di fila in avvio, se stasera portasse a sei la serie attuale sarebbe davvero difficile continuare a «nascondersi», come sta facendo nelle dichiarazioni dopo gli eccessi ingiustificati d’ottimismo dello scorso anno. «Inter favorita per lo scudetto? Non lo so, non sono bravo a scommettere. I nerazzurri e il Napoli – dice Garcia – sono due buone squadre, ma non dimentichiamo le altre che sono in alto in classifica, e la Juventus. Non è che il campionato si è ridotto a una corsa a tre, ce ne saranno tante altre a lottare e questo renderà il campionato molto attraente».
La partita di stasera vuole giocarsela con le sue armi migliori, senza pensare alla Champions: le due frecce Salah-Gervinho a supporto di Dzeko. «Fare gol è molto importante, ma a volte anche non prenderne può essere utile – analizza l’allenatore – i numeri dicono che loro sono ben organizzati, subiscono poche reti perché hanno qualità sul piano fisico. Gli basta segnarne una per trasformarla in una vittoria da tre punti. Non so che Inter aspettarmi, finora ha usato differenti moduli, li abbiamo studiati: a volte aspettano l’avversario, altre lo pressano alto. Noi dobbiamo farci trovare pronti a tutto ed essere in grado di giocare la nostra partita. Dovremo pensare solo a questa gara, dare tutto, e se finiremo stanchissimi non sarà un problema. Solo dopo penseremo al Bayer Leverkusen».
Oltre a dover valutare le condizioni di De Rossi, Garcia ha un altro «pensiero» da gestire: visto il Maicon straripante di mercoledì scorso, tenerlo fuori, pergiunta contro la sua ex squadra, non sarebbe una scelta facile da spiegare al giocatore. «Un Maicon così è un plus per la Roma, ci può dare una grande mano. La sua partita con l’Udinese è stata possibile perché prima ha giocato contro Sassuolo e Carpi, ma quando non si vince si parla di turnover esagerato». Poi unaspiegazione su Castan: «Doveva giocare mercoledì ma ha accusato un problema muscolare ed era inutile rischiare». Arriverà anche il suo turno. Magari in una notte senza streghe.