(F. Ferrazza) – La felicità avvolta in tanta malinconia, per De Rossi, e il sorriso dolce di Castan, tornato in campo dopo due mesi dalla prima apparizione in campionato. Il momento di una Roma stretta tra gli impegni di campionato e quelli di Champions, è un po’ racchiusa da queste due immagini, da due simboli di una fase complicata dal punto di vista ambientale, all’Olimpico, e perGarcia, costretto a recuperare i giocatori all’interno di una stagione sempre più intensa. La vittoria sull’Empoli, la gioia del numero sedici che festeggia le 500 presenze con un gol sotto la sud semivuota («Avrei preferito esultare con il settore pieno») e poi i riflettori puntati addosso al brasiliano, che sta faticando a ritrovare brillantezza dopo l’operazione alla testa subìta lo scorso
anno.
Ma non c’è davvero tempo per soffermarsi in analisi o riflessioni che durante la sosta hanno ampiamente animato il dibattito cittadino: domani la Roma dovrà affrontare il Leverkusen in trasferta e il tecnico giallorosso sa di non poter sbagliare più approccio in Europa, perché un altro passo falso stile- Borisov gli sarebbe fatale. Per questo motivo non ha concesso neanche un minuto in campo a Dzeko, neanche a partita iniziata. «Ma sto meglio e tornerò presto» ha ammesso, sorridendo, il centravanti, ad alcuni tifosi, mentre lasciava lo stadio Olimpico dopo la vittoria sull’Empoli. Presto potrebbe, appunto, essere già domani, vista l’importanza dei tre punti per la Roma, visto quanto Dzeko manca alla squadra. Il bosniaco si è infortunato al ginocchio il 26 settembre, contro il Carpi, tenendo poi in apprensione i romanisti per il doppio impegno con la sua nazionale. È invece rimasto in panchina per entrambe le gare e si è, appunto, riposato anche domenica. Ora non vede l’ora di tonare protagonista, proprio contro la squadra che ha come direttore sportivo uno dei centravanti più amati dai tifosi giallorossi: Voeller.
De Rossi e compagni partiranno oggi per la Germania, trascinandosi dalla capitale il senso di smarrimento vissuto entrando in un Olimpico surreale, silenzioso e sempre meno simbiotico rispetto alle vicende sul campo dei giallorossi.