(F. Bianchi) – Lui non ci sarà: nel giorno più delicato della sua carriera di dirigente, Michel Platini, domani a Nyon, non guiderà il comitato esecutivo straordinario dell’Uefa e non spiegherà ai 54 presidenti delle Federazioni europee i misteri di quei due milioni di euro che gli diede il suo ex amico Blatter. Platini, come noto, si è candidato alla presidenza della Fifa ma è stato sospeso per 90 giorni dal comitato etico: ha fatto appello. Alcune Federazioni europee tenteranno di salvare la sua candidatura, ma forse l’esecutivo potrebbe chiedere lo slittamento delle elezioni, previste per il 26 febbraio: bisogna decidere in fretta, l’ultima data utile è il 20 di questo mese, quando a riunirsi toccherà all’esecutivo Fifa, perché entro il 26 si chiudono le liste. Blatter è indagato ma manovra nell’ombra e non tutte le Federazioni europee sono al fianco di Platini.
La Figc ad esempio chiede chiarezza. Il blocco dell’Est, guidato da Putin, è sempre stato dalla parte del vecchio dittatore. L’Inghilterra e la Spagna sono contro il n.1 Uefa. La Germania pure. «Dobbiamo evitare che la Uefa venga trascinata dentro lo scandalo Fifa, sarebbe fatale, la Uefa va protetta con tutte le nostre forze», sostiene Wolfgang Niersbach, presidente della Federcalcio tedesca. Secondo lui, questo caso «potrebbe mettere in ginocchio» Platini e non esclude che, in caso di rinvio, i tempi potrebbero essere lunghi visto che «le pressioni sono troppo forti». Niersbach potrebbe candidarsi al posto di Platini. Ma il principe Ali bin Al Hussein, già rivale di Blatter, non molla: ha già deciso di ritentare la scalata alla presidenza, non vuole nessuno slittamento,«anche perché – spiega il fratellastro del Re di Giordania – un rinvio creerebbe altra instabilità». Intanto la Fifa ha sospeso, per sei mesi, anche Lindile Kika, sudafricano, ex membro della Federcalcio del suo Paese. E non è finita qui.