(B. Ferrara) – Salah viene fischiato, ma non marcato. E quel gol dell’egiziano “traditore” dopo sei minuti spiega tutto il resto. Cioè una Roma improvvisamente saggia, corta, chiusa e un bel po’ catenacciara, una squadra maturata che dopo settecento giorni torna in testa alla classifica per potersi godere il paesaggio e la soddisfazione per aver cancellato, sorpassando la capolista, la sua fama di squadra con l’attacco letale e la difesa burrosa. Una pessima fama, per un gruppo che vorrebbe restare in testa fino alla fine. E se il gol di Salah ha permesso ai giallorossi di fare muro e poi ripartire negli spazi, la lezione di Champions e quel pareggio incredibile sul campo del Bayer Leverkusen si è trasformato in una lezione di gruppo, di quelle da conservare a futura memoria. Quando Garcia ha infamato platealmente un suo uomo, colpevole di aver restituito un pallone finito in fallo laterale, si è capito quanto quel finale senza testa abbia ferito l’uomo panchina e motivato la squadra. Il fatto che nel finale i rischi non siano comunque mancati spiegano che forse un ripassino a quella partita di Champions è sempre bene farlo perché non si sa mai. Anche perché la Fiorentina stasera si è tuffata nella realtà, ma provare ci ha provato.
Anche se i fatti dicono che la squadra di Sousa ha perso tre partite in una settimana, ha subito sei gol e mollato il primato. Due distrazioni sono bastate per dare i tre punti alla Roma, ma anche qualche erroraccio davanti a Szczesny ha pesato parecchio. Perché poi al ’44 del secondo tempo Salah si era fatto buttare fuori per un doppio giallo: un fallo, più frase e gesto poco piacevole per Orsato. In ogni caso è stato un pallone strappato da Nainggolan a Gonzalo Rodriguez ad aprire il duetto tra Salah e Pjanic che ha permesso all’Egiziano di trovare la rete del vantaggio con un sinistro sul palo lungo. Tutto questo mentre tutto il Franchi gli faceva rimbombare i fischi nel cervello.Ma niente, Salah ha colpito con una freddezza che racconta molto. Evitare la festa per il gol può bastare, per lui. E qui inizia la partita che non ti aspetti: il catenaccio della Roma davanti a una Fiorentina che fatica a conquistare spazi. Sousa non ha sulla sinistra Alonso (infortunato), al suo posto sceglie un attaccante: Bernardeschi.
Kalinic è un lottatore dotato di piedi dorati. Al ’15 il suo controllo è da paura ma il suo pallonetto finisce alto. Il problema di Sousa è che l’unico libero è Roncaglia, difensore che si trova a fare il rifinitore, che è un po’ come se il chitarrista degli AC/DC si mettesse a suonare musica barocca. Poi arriva la seconda svista della difesa viola. Un lancio lungo di Florenzi che lancia Gervinho verso la porta. Due a zero in poco più di mezz’ora. Un bel problema per la Fiorentina. Che non riesce a tirare un buco dove infilare il pallone. E non è che la ripresa offra un granchè. Almeno per un bel pezzo. Poi Bernardeschi viene servito con un colpo di classe da Pepito Rossi ma il biondo spara sul portiere. Dieci minuti dopo Kalinic si trova in una situazione simile ma mira molto più in alto. E così la Roma si scopre solida. Beh, quasi. C’è Babacar per il 2-1. Ma, fortuna di Garcia, manca mezzo soffio al fischio finale. E al primato in classifica.