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L’AVVENIRE Gioco d’azzardo, «la Roma viola i vincoli»

Sisal
Sisal

(V. Salinaro) – L’accordo commerciale sottoscritto tra la società calcistica As Roma e la Sisal Matchpoint «viola i divieti e i vincoli posti dal decreto Balduzzi sulle pubblicità televisive» in materia di gioco d’azzardo. Lo denuncia la Consulta nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II” che ha messo sotto la lente d’ingrandimento il contratto della società del presidente James J. Pallotta valido per la stagione 2015-2016.

Così come, osserva ancora la Consulta, sono chiari agli autori dell’accordo i gravi danni creati dall’azzardo, divenuto un problema patologico per circa 800mila italiani alle prese con disagio sociale, solitudine, disperazione, conflitti generazionali e familiari. Ecco perché, ammonisce monsignor D’Urso, l’azzardo «in un Paese civile non dovrebbe essere mai reclamizzato». Promuovere certi spot, sostiene preoccupato l’avvocato Attilio Simeone, responsabile del Cartello “Insieme contro l’azzardo”, «può procurare una grave impennata del gioco compulsivo in una situazione già allarmante per le nuove generazioni».

Del resto, un recente studio Nomisma – Università di Bologna, «ha rilevato che sono 1,3 milioni i ragazzi tra i 14 e i 19 anni che hanno provato il gioco d’azzardo». Sempre Simeone: «Un messaggio che ad arte mescola gioco agonistico e gioco d’azzardo, non fa altro che creare maggiore confusione nelle fasce sociali patologicamente più vulnerabili e quindi più protette dai decreti normativi sulla prevenzione». E non può bastare, incalza l’avvocato, «ripararsi ipocritamente dietro l’”avvertenza”, contenuta negli spot: “il gioco può creare dipendenza patologica“. Perché quello stesso spot, di per sé, continua a non rispettare il decreto Balduzzi».

Da qui l’auspicio della Consulta: «Sisal e Roma facciano un grande gesto di responsabilità civile e morale, che sia di monito a tutti coloro che operano nel settore delle scommesse, slot e giochi», affinché «l’interesse e la tutela delle persone più deboli siano anteposti alle regole del disumano profitto». La Roma, sollecitata sull’argomento da Avvenire, ha preferito non commentare.

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