(F. Balzani) – Gervinho è rinato. Ancora una volta, come l’Araba Fenice o – senza scomodare mitologici paragoni – come tanti altri calciatori che sembravano aver dato tutto a una piazza pronta a gettarli via. È presto per poter dire se è tornato ai livelli del suo primo anno italiano quando tutti lo accolsero ironicamente come “Er Tendina” salvo poi dedicargli canzoni ed editoriali, ma a Palermo è stato lui a riportare Garcia al centro del villaggio e la Roma fuori dalla crisi.
Rinato, appunto, dopo essere stato quasi ucciso dalle critiche (a volte giustificate). Un declino iniziato col ritardo post coppa d’Africa e la miseria dei 2 gol segnati tra gennaio e giugno. L’unico a credere in lui fu proprio Garcia che per difenderlo si beccò pure qualche mugugno dello spogliatoio. Non bastò però il francese in estate per impedire una cessione desiderata dai dirigenti. «Gervinho è dell’Al-Jazira», titolarono tutti i giornali, e a Dubai già era pronta una villa principesca e un contratto da 7 milioni. Meglio vendere lui che Iturbe o Ljajic, pensò Sabatini che invece la sua di scommessa (Iturbe appunto) la sta perdendo senza appello visto che l’argentino dopo l’ennesimo flop è rimasto in panchina a guardare i debuttanti Gyomber e Palmieri entrare in campo.
Poi però qualcosa si inceppò: colpa delle richieste esagerate di Gervinho? Forse. Fatto sta che l’ex Arsenal – partito ieri per il Marocco dove giocherà l’amichevole del 9 ottobre con la sua nazionale – restò a Roma da indesiderato. Gr27 tornò Er Tendina, anzi “Mocio Vileda” come scritto su uno striscione a Pinzolo. Tramutato in “Cocco de Rudi” dopo Verona e Frosinone. Contro Carpi e Palermo però Garcia è tornato a fare le cose semplici e l’anarchico ivoriano è tornato al potere: 4 gol in 3 partite compreso quello inutile a Borisov. Nel suo mondo fatto di musica e videogiochi è tutto normale: «Io non sento mai le critiche. So che devo andare per la mia strada. Sto tornando al top, ma non credo di aver fatto una brutta annata solo per 2-3 mesi di calo».