(E. Currò) – Per la Nazionale non è una trasferta banale. La squadra, che domani può qualificarsi in anticipo per Euro 2016 battendo l’Azerbaigian, si ritrova per l’ennesima volta in fibrillazione. La questione è nota e irrisolta: l’inquietudine attorno a Conte, ct in scadenza che il presidente Tavecchio vorrebbe vincolare con un nuovo contratto biennale, anche perché il suo ingaggio rappresenta il fiore all’occhiello della sua discussa gestione. Ma non si sono concretizzati in un’offerta i segnali lanciati dalla Figc. Corteggiato da molti club (la Roma è in vantaggio), Conte ha misurato come i problemi del ruolo di selezionatore siano superiori al previsto e pare sempre più vicino alla separazione. Concorrono al disagio i rapporti difficili con i club, che le ultime defezioni per infortuni non gravi (Insigne e Berardi) potrebbero avere accentuato.
In attesa anche del processo di Cremona per il calcioscommesse – ombra che Conte vorrebbe allontanare prima dell’Europeo – lui si concentra sul lavoro del campo. «Dovete preparare questa partita come una finale ». Nessuno può essere sottovalutato, nemmeno l’Azerbaigian di Prosinecki, imbattuto da 4 partite. Siccome soffre soprattutto le squadre schierate con due punte, Conte ha provato a lungo il 4-4-2, che può trasformarsi in 4-3-3, con Candreva e Florenzi in ballottaggio per la fascia destra, El Shaarawy a sinistra favorito su Giovinco, Verratti e Pirlo in concorrenza e la coppia d’attacco Pellè- Eder, la più efficace finora.
Ma le questioni tecniche e tattiche non fanno passare in secondo piano il contratto del ct. La vicenda si intreccia con quella degli sponsor. La Puma ha dato alla Figc due milioni di euro in più all’anno proprio perché il ct è Conte. Non è scontato che lo faccia con un nome diverso. Per Tavecchio si profilerebbe, in caso di divorzio, la ricerca di un successore altrettanto prestigioso. Ancelotti è un obiettivo difficile e anche gli altri candidati, da Allegri a Spalletti, sembrano intenzionati a proseguire la loro carriera sulla panchina di un club.
La situazione è più ingarbugliata dell’unica volta in cui la Nazionale giocò in Azerbaigian: 7 settembre 2002, ct Trapattoni, qualificazioni a Euro 2004, vittoria per 2-0 su autorete e gol di Del Piero e debutto di Pirlo, che entrò nel finale al posto di Inzaghi. Lo stadio Tofiq Bahramov, intitolato al guardalinee del gol fantasma della finale del Mondiale ‘66, era pieno: 31mila spettatori. Tredici anni dopo sarà pienissimo anche il nuovo Olimpico, dalla capienza doppia, battezzato al calcio dalla partita di domani sera.
Stavolta sarà più difficile conquistare gli azeri, che si sono fatti assai meno naif, grazie ai soldi del petrolio e del gas investiti nello sport. In assenza di un presente scintillante, l’Italia esporta il proprio passato. Sul charter, ieri (a bordo anche Lotito, all’arrivo lunghe pratiche d’ingresso e un centinaio di tifosi azeri per gli azzurri) sono saliti nove monumenti: l’ex ct Trapattoni oggi seconda voce delle telecronache Rai, le 4 coppe del mondo vinte che la Figc esporrà per due giorni al pubblico, i due campioni dell’82 e del 2006 scelti come testimonial (l’attuale team manager Oriali e Perrotta) e la coppia di reduci in attività, il capitano Buffon e il regista Pirlo. I quali rimangono vessilli di un movimento ancora privo di passabili eredi degli eroi di Berlino. Anche per questo la questione del contratto di Conte non potrà essere rinviata all’infinito.