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CALCIO ESTERO Quando la tradizione è tutto: il Le Havre molla la Nike e si autoproduce le magliette

LE HAVREIl club più antico di Francia, stanco delle proposte troppo “da catalogo” dello sponsor tecnico americano, ha deciso di attivare il marchio del club per tessere le proprie divise senza condizionamenti e in pieno rispetto della sua storia che si rifà ai colori di Oxford e Cambridge. Nessuno screzio, tuttavia, con il colosso “del baffo”. Anzi…

Rinunciare a uno sponsor tecnico di prestigio come la Nike in nome della tradizione arrivando ad autoprodurre le proprie maglie da gioco… Se i francesi arrivano a dare dimostrazione di orgoglio, compattezza e senso di appartenenza nell’ambito di eventi dalla straordinaria tragicità come quelli recenti, di matrice internazionale, non è certo una casualità. Il loro atteggiamento, infatti, affonda le proprie radici in profondità, a cominciare da quelle vicende che, messe a confronto alle problematiche del momento riguardanti Parigi, assumono proporzioni minuscole, praticamente impercettibili. Ma che rendono in qualche modo l’idea. Come quanto accaduto al Le Havre Athtletique, il club transalpino più antico del Paese, la cui fondazione della polisportiva risale al 1872 grazie alla proverbiale passione dei vicini inglesi.

“Giù le mani dalle nostre divise tradizionali”

E’ quello che ha imposto Jean-Pierre Louvel, presidente del club della Manica, che milita in Ligue 2. “I nostri colori sono il blu in onore dell’Università di Oxford e celeste come quella di Cambridge che si devono affiancare verticalmente, occupando le medesime proprorzioni”, una volontà nata dopo tre anni di insoddisfazione dal punto di vista stilistico, ovvero dalla stipula del contratto con l’azienda americana lo scorso 2012. “Non abbiamo nulla contro la Nike e, sia chiaro, ne capiamo le logiche commerciali ma era necessario porre un freno al processo di standarizzazione delle nostre divise secondo le logiche commerciali”, ha voluto specificare Gauthier Malandin, direttore di comunicazione e marketing del club. Peraltro dalla forte ascendenza statunitense: l’industriale Vincent Volpe ha investito molto nella società e, in panchina, ha portato mister Bob Bradley, padre dell’ex Roma Michael.

L’autoproduzione delle magliette

Il piano di ritorno alle origini è quindi proseguito con l’idea di autoprodurre le maglie. Il marchio societario ha quindi fatto tessere le proprie divise blu-celeste in Portogallo, spendendo qualche soldo in più ma facendo felici i propri sostenitori, che come in ogni piazza di antichissima tradizione, ha i palati fini per questioni di un certo tipo. Lo stesso discorso si potrebbe traslare anche in Italia: nessuno ha mai osato proporre una fantasia diversa da quella attuale a club come il Genoa, oppure il benché minimo inserto cromatico alla maglia completamente bianca della Pro Vercelli (tanto per citare le due società sportive dalla tradizione più longeva in termini nazionali). “Siamo sì il club dalla tradizione più antica di Francia, è vero – ha proseguito Malandin – ma siamo in seconda divisione e le nostre potenzialità economiche non sono certo quelle di Psg e Barcellona: non abbiamo una grande voce in capitolo e non possiamo permetterci di imporre le nostre volontà di fronte a un colosso come Nike che, al contrario, a squadre come la nostra propone modelli e fantasie standard del loro catalogo stagionale”

Tutti felici e contenti

Nessuna rottura di rapporti tuttavia. Lo strano caso prosegue con un felice compromesso. Il Le Havre si è autopordotto solamente la prima divisa, quella per gli impegni casalinghi. Quella bianca da trasferta e tutto il resto del materiale tecnico resta “made in Nike”, che ha capito le esigenze del club, soprassedendo. Inoltre, la vecchia divisa (completamente blu) del brand d’oltreoceano è stata ancora indossata un paio di settimane fa nella sconfitta in Coppa di Francia contro il Saint Omer. La maglia bluceleste “old style”, invece, è stata messa in vendita al prezzo di 69,90 euro, ha avuto un grande successo e tutti vissero felici e contenti.

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