(U. Trani) – Il meglio della nostra serie A non è in Nazionale. Nel senso che i club di vertice sono scarsamente rappresentati. Conte, però, è consapevole di quanto sta accadendo e non si preoccupa. Va a scegliere dove può farlo. Sabato 31 ottobre, a Milano, nello scontro diretto al vertice tra l’Inter e la Roma, solo due italiani in campo: D’Ambrosio per i nerazzurri, Florenzi per i giallorossi. Solo il secondo è qui, tra i 28 convocati del ct. Mancini non dà giocatori all’Italia, essendo stato escluso nella circostanza Ranocchia. Garcia offre alla causa azzurra solo il suo jolly, stavolta inserito tra i centrocampisti e non tra i difensori, Paulo Sousa ha come ambasciatore Astori, perché Pasqual non è più titolare nella Fiorentina, Sarri propone Gabbiadini, riserva nel Napoli di Insigne, lasciato in castigo a casa. Le prime quattro in classifica hanno appena 3 giocatori a Coverciano. Sono 16 le società presenti, cinque straniere. La Juventus, nonostante sia in difficoltà nel nostro campionato, garantisce il solito blocco: 6 calciatori. Sono ancora loro i big: Buffon, con 152 presenze, è il team leader.
QUASI ANONIMA Il portiere capitano resta anche il giocatore più conosciuto dell’Italia di Conte. Se, come sembra, Pirlo non dovesse partecipare al prossimo Europeo (su Twitter ha detto stop ai rumors di mercato) e Balotelli, tra l’altro fisicamente a pezzi, non riuscisse a tornare tra i convocabili, in Francia la Nazionale sarà low profile. Al ct va bene così, senza stelle: «Se contiamo solo sulle individualità, significa che è inutile andare. Ci fanno subito ritornare a casa. E’ il gioco che deve esaltare i singoli. Io l’ho detto ai ragazzi, gli ho spiegato che conta il gruppo e lo spirito di appartenenza. Qualcuno ha capito, altri ci stanno arrivando e altri prima o poi si convinceranno. Questo è il percorso da fare se vogliamo vincere».
Anche gli ascolti televisivi sono il linea con il suo discorso. Calati subito dopo il mondiale in Brasile, stanno da qualche tempo lievitando. Buoni i dati d’ascolto nelle ultime 2 partite contro l’Azerbaigian e la Norvegia. Gli azzurri, con la nuova gestione tecnica, finalmente divertono. «E’ il nostro compito, coinvolgere e convincere il pubblico. Emozionarlo».
PATTO NELLO SPOGLIATOIO «Ne ha tanti di meriti. Il più evidente, però, è legato all’identità di squadra: dopo qualche settimana, viene a galla il suo lavoro. Vendendola giocare, si capisce che quella squadra è allenata da Conte» spiega Buffon che non va certo convinto. Montolivo, invece, usa addirittura gli stessi concetti del ct: «Ha ragione, con il gioco si può colmare il gap. Può sopperire alla mancanza di talento che noi abbiamo anche se forse meno di altre Nazionali. Capisco Conte quando dice che c’è bisogno di uomini piuttosto che di semplici giocatori: servono loro nei momenti di difficoltà».