(A. Angeloni) Le scuse le ha presentate la società, Garcia evidentemente non ne ha sentito il bisogno. Lui guarda avanti, perché il passato (recente) spaventa, crea disagi. Rudi pensa al futuro, all’Atalanta, non ci pensa proprio a ripetere i concetti di Baldissoni, da cui prende le distanze, perché la sua Roma non è mai imbarazzante. «E’ inutile tornare sul Barcellona», sussurra il francese. Inutile, perché? «Abbiamo giocato contro la migliore. Il futuro è domani e saremo più forti con la nostra tifoseria che ci spinge e ci aiuta. Siamo in corsa in tutto, non c’è tempo per piangerci addosso, siamo combattenti e guerrieri. Si riparta con i tre punti». Uno slogan dietro l’altro: siamo in corsa su tutto (vero), siamo combattenti e guerrieri (a volte), si riparta dai tre punti (ovvio) etc etc. Garcia sembra di vivere su un altro emisfero. Come se nulla fosse accaduto. Come se bastasse solo una vitoria con l’Atalanta per scacciare tutto e per fare qual salto definitivo verso il futuro, perché in fondo la Roma è una squadra – per dirla alla Rudi – di guerrieri. I guerrieri, però, cominciano ad avere una crisi d’identità, guardando un po’ i numeri: la Roma ha mantenuto la porta inviolata solo in 2 partite in questo campionato (Frosinone e Lazio) e mai in Champions League; tra campionato e coppe i giallorossi hanno subito 31 gol in 18 partite (media 1,72). Uno sproposito. C’è una Roma di campionato e una di Champions, un Garcia e un altro Garcia: mentre in A Rudi vanta una media punti per partita di 2.04 (seconda solo a quella di Paulo Sousa con 2,15) in Champions il trend subisce un netto ridimensionamento, per il francese solo 0,91 punti a partita in Europa.
PERSONALITÀ MANCANTE – Dicevamo dei guerrieri. Stanchi, forse. O forse Rudi è il sergente di un gruppo che mostra evidenti carenze di personalità, qualità indispensabile per vincere e la Roma, quell’obiettivo scudetto, ce l’ha ben presente e tutt’ora alla portata. «La Roma squadra ha personalità, perché quando siamo con le spalle al muro riusciamo sempre a reagire. Sfido chiunque a trovare una gara dove la squadra non lo abbia fatto. Serve continuità, e non sono d’accordo con chi ci rimprovera di aver cominciato la partita di Barcellona da perdenti. Dovevamo essere più arrabbiati, ma rischiavamo di prendere più gialli e perdere giocatori per il Bate, quella sì decisiva. Sul piano difensivo possiamo fare meglio e abbiamo dimostrato di saperlo fare, l’ultima partita in casa in campionato non abbiamo preso gol. Se io vincessi tutte le partite tre a due mi va bene, il migliore attacco della serie A non può non prendere rischi». Florenzi ha parlato di partita preparata male, lui non si sente responsabile di questo. «Lo siamo tutti. Se guardo l’inizio della stagione non vedo partite dove abbiamo giocato male tutta la partita. A Barcellona abbiamo avuto poche possibilità di esistere, loro sono incredibili soprattutto in questo momento. A parte Bate e Barcellona la squadra ha sempre risposto, altrimenti non sarebbe possibile essere a un punto dal secondo posto e vicini alla qualificazione in Champions». E torniamo agli obiettivi ancora in ballo. E ci mancherebbe.
PERICOLO NERAZZURRO – Garcia trova mille giustificazioni/attenuanti per la sfida di martedì (ma non le scuse né assunzioni di responsabilità…), non ce ne dovranno essere stasera al termine della sfida contro l’Atalanta di Reja, che finora non ha mai battuto, due pareggi su due partite. «Giochiamo in casa, siamo arrabbiati e vogliamo dimostrare tante cose continuando un buon percorso in campionato. Vincere stavolta ci potrebbe portare ancora più in alto nella classifica».
Per fortuna, anche se non ci sarà la Sud, si gioca all’Olimpico: la Roma vanta ad oggi il miglior attacco in gare casalinghe, 17 reti in tutto, e sono tutt’ora anche il miglior attacco del campionato in assoluto con 29 reti all’attivo, per quella che è la migliore performance realizzativa nell’era Garcia dopo 13 giornate. Almeno in questo, Garcia ha ragione e non c’è niente di cui scusarsi.