(A. Austini) «È uno di quei giorni… ». Pallotta dagli States la mette sul filosofico, dopo aver assistito alla lezione di calcio presa dalla Roma al Camp Nou. Il problema è che «quei giorni» iniziano a diventare troppi: nessuna partecipante alla Champions è riuscita nell’«impresa» di subire sei o più gol nella stessa partita in tre diverse occasioni dal 2007 a oggi. Due ko per 7-1 a Manchester e in casa col Bayern, l’altro ieri la sconfitta tennistica a Barcellona.
IMMAGINE DISTRUTTA – «Si poteva fare di più certamente – commenta il presidente – ma in questo momento la squadra di Luis Enrique è troppo forte per tutti. È chiaro che non sono felice». E come potrebbe esserlo? L’obiettivo da sempre dichiarato dalla proprietà americana è quello di trasformare la Roma in una delle «regine d’Europa». Ecco, serate come quella catalana sono quanto di peggio possa capitare per l’immagine del club a livello internazionale. Una partita neppure giocata dagli uomini di Garcia, colpevolmente rassegnati in partenza a recitare il ruolo di sparring partner. I dirigenti ne sono convinti: una volta conosciuto il risultato di Borisov, i giocatori si sono sentiti «legittimati» alla sconfitta. Un problema di mentalità, ancor prima dell’impreparazione tattica e tecnica dimostrata sul campo al cospetto dei migliori del mondo.
LE COLPE DI GARCIA – La sensazione di una resa incondizionata dell’allenatore s’è avvertita già alla vigilia. Dichiarazioni in tono minore sulla partita e la convinzione che l’unico piano possibile fosse quello utilizzato all’andata che fruttò un pareggio piuttosto casuale. Ma, se come riconosciuto dallo stesso Rudi «pareggio o sconfitta sarebbero uguali», che senso aveva rinunciare a provarci? Che il tecnico abbia dei limiti nella preparazione degli impegni ad alto livello in Champions è evidente. I risultati sono lì a dimostrarlo: 2 vittorie in 11 gare, la peggior difesa di quest’anno nel torneo con 16 reti incassate, un curriculum da «provinciale d’Europa» in linea con quello del suo Lille, fuori due volte su due al girone. E sconfitto 6-1 dal Bayern Monaco. Della serie: conti tornano.
RISCATTO – Ora proprietà e dirigenti chiedono al francese di passare il turno e riprendersi la vetta della classifica. L’arrivo di Pallotta è previsto proprio nei giorni della gara col Bate, Sabatini ieri è passato per Milano (il mercato di gennaio è già caldo) mentre Baldissoni e Zanzi erano a Trigoria per delle riunioni operative (ieri primo giorno in carica per il direttore commerciale Colette). Intanto la squadra si è allenata dopo un rapido discorso dell’allenatore che ha analizzato la sfida con Sabatini quando erano ancora dentro al Camp Nou. L’accusa ai giocatori è stata di tenere il baricentro troppo basso e di aver perso le distanze tra loro. «Ma ci voleva un miracolo per fermarli – ha detto Rudi – ora ripartiamo subito». La Roma ha ancora la possibilità di rendere positiva la stagione. In Champions l’obiettivo è quello degli ottavi: oltre a incrementare il ranking e la dimensione europea della squadra, porterebbe in cassa circa 13 milioni di euro tra premi, diritti tv e un altro ricco incasso al botteghino, viste le potenziali avversarie prime nei vari gironi. Fermarsi ancora al primo turno sarebbe un fallimento per come si è messo il girone. Su tutti i piani. L’aspetto economico resta prevalente, fino a quando la società non sarà in grado di alzare i suoi ricavi al livello delle big, la Champions rappresenta una cassaforte da cui attingere per continuare a investire. Detta chiaramente: se la Roma dovesse centrare gli ottavi e chiudere il campionato al secondo posto, la dirigenza considererebbe la stagione positiva. Ma non sarebbe così per la piazza, il prestigio internazionale e una bacheca vuota da troppi anni.