(F. Ferrazza) Garcia è infuriato. Non per i due punti persi a Bologna, ma per le condizioni del campo. «Abbiamo assistito a una parodia del calcio, non a una partita». Il tecnico è durissimo, a fine gara, per la decisione dell’arbitro Rocchi di giocare nonostante la pioggia incessante avesse reso ai limiti della praticabilità il terreno di gioco del Dell’Ara. «Forse era una gara di water pool con i piedi — continua Garcia — l’unica cosa positiva è che non ci sono stati infortuni. La gara si poteva interrompere anche quando vincevamo per 2-1, non lo dico per il risultato finale. Non si può parlare di calcio stasera, quindi non risponderò a nessun’altra domanda». Nessun commento, quindi, sullo svolgimento della gara, sui due rigori dati alla Roma e su quello non dato, sull’esultanza smodata e rancorosa di Destro, su un turno di campionato che regala solamente un punto ai giallorossi.
Commenta, invece, Maicon: «Un pareggio importante su un campo che ha favorito il Bologna. Era difficile per noi fare il nostro gioco. Il primo tempo abbiamo sofferto tanto, nel secondo siamo andati meglio, lottando e riuscendo a portare a casa almeno un punto. Speriamo non sia un’occasione persa e che non pesi troppo sull’andamento del nostro campionato». Oltre a Maicon, che ha rilasciato le dichiarazioni subito a caldo, e a Garcia, non ha parlato nessun altro giocatore e nessun dirigente, per un silenzio stampa deciso dalla società per evitare ulteriori polemiche o ripetizioni, rispetto alla presa di posizione dell’allenatore. Nessun commento, quindi, da Pjanic e Dzeko, i due bosniaci delusi per la mancata partecipazione all’Europeo della loro nazionale, ma subito concentrati sulle vicende romaniste. E nemmeno da Sadiq, l’attaccante nigeriano, classe ’97, della Primavera, che è subentrato timbrando il suo esordio in serie A.
Da oggi la Roma comincerà a preparare la gara di Barcellona, dovendo fare i conti con i soliti problemi alla schiena con cui convive Iturbe. Ci sarà Iago Falque, tenuto a riposo ieri sera, e De Rossi, rimasto a lavorare nella capitale per motivi precauzionali.