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REPUBBLICA.IT Un campionato senza padrone, il trionfo dell’incertezza

Difesa As Roma
Difesa As Roma

(M. PINCI) – Sette squadre in sei punti. Non serve scomodare il ritornello delle sette sorelle, decedute quando in serie A è finita l’epoca delle vacche grasse, per raccontare la nuova dimensione del campionato italiano. Che, dopo anni di dittatura juventina, riscopre il fascino della democrazia.

Lo scorso anno i bianconeri di Allegri marciavano con 7 punti di vantaggio sulla terza, il Napoli, e 3 sulla Roma. Di fatto, le posizioni di vertice erano già ipotecate a vantaggio delle solite dominatrici. Oggi la Juve è lontanissima dal podio e il campionato è tornato a respirare aria d’incertezza: con oltre un quarto delle gare già disputate è difficile non solo tentare di intuire chi festeggerà a fine stagione, ma anche chi staccherà un biglietto per la prossima Champions League. Fiorentina, Inter, Roma, Napoli: quattro squadre in 3 punti soltanto.

Subito dietro Sassuolo Milan e Lazio, chiuse in 2 punti, a cui stasera potrebbe aggiungersi anche la Sampdoria, per accorciare ulteriormente la griglia. L’unico regime che regna è quello dell’incertezza. Persino lo juventino Cuadrado, dopo la vittoria nel derby, ha giurato di sentirsi in corsa per il tricolore: punto di vista sufficiente a rendere l’idea di quanto anche dall’interno tutto sembri possibile nella serie A di oggi.

Era dal 2011 che le prime sette non si concentravano in altrettanti punti all’undicesima giornata: allora comandava il Milan con vantaggio minimo su Udinese e Lazio, la Juve subito dopo e poi Napoli, Roma e Palermo. La geografia del campionato è mutata, Friuli e Sicilia fanno i conti con altre classifiche, la vera novità è il Sassuolo dello spendaccione Squinzi. Le altre si sono mescolate e continuano a farlo dal fischio d’inizio alla stagione: soltanto nelle ultime 48 ore si sono alternate tre squadre capolista. E il prossimo turno, con il derby della capitale in agenda, promette ulteriori sconvolgimenti. Ma il terremoto democratico, al contrario di quanto sarebbe lecito immaginare, non piace a tutti. Perché se aumenta il numero di tifosi a cui è concesso sognare, crolla quello degli allibratori sorridenti: previsioni certe non sono in grado di formularne, la bilancia delle quote continua a oscillare preferendo Roma e Napoli, con Inter e Fiorentina alla finestra e la Juve che risale sull’indice di gradimento. Insomma, chi con le puntate degli scommettitori deve fare i soldi teme che l’incertezza della democrazia lo convinca a puntare sul cavallo sbagliato.

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