(F. Ferrazza) – “Feels good to touch the balla gain” (“Bella sensazione toccare di nuovo il pallone”). Così Kevin Strootman ha regalato di nuovo il sorriso ai romanisti, ancora frastornati per la batosta di Barcellona. L’olandese è tornato a calciare a 3 mesi dall’ultimo intervento al ginocchio (il terzo da quando è nella capitale), dimostrando di essere già a buon punto della riabilitazione che dovrebbe restituirlo a Garcia a febbraio. Una bella immagine la foto su Twitter del momento in cui calcia, con il suo commento felice, per un giocatore che continua a mancare molto negli equilibri della Roma.
Il tecnico da domenica pomeriggio contro l’Atalanta, darà il via alla striscia di partite che separano i giallorossi dalla sosta natalizia, quelle necessarie per restare aggrappato a una panchina tornata improvvisamente traballante. Si affiderà a De Rossi, che torna titolare per guidare la risalita della squadra. Con lui confermati Pjanic e Nainggolan. Il romanista, qualche giorno fa, ha rilasciato un’intervista a una televisione belga, nella quale ha parlato della sua vita al di fuori del calcio, svelando dei passaggi toccanti. «Sono orgoglioso di quello che ho fatto perché l’ho fatto tutto da solo. Mia madre è stata fondamentale, lavorava, non era in casa, lavorava per mantenerci e riparare i guai che ci aveva lasciato mio padre. Io mi tenevo occupato con il pallone, ed è stata la mia salvezza. Mia mamma mi manca, ogni giorno e mi dispiace non possa vedere dove sono arrivato. È morta di cancro, ha lottato sei o sette mesi, ma è come se fosse sempre con me». Non come il padre di Nainggolan. «È un capitolo chiuso, se non avessi fatto il calciatore non mi avrebbe mai invitato a casa sua. Quando l’ho incontrato non ho provato niente, era come un estraneo. Di lui ricordo solo le cose negative, come i litigi in casa, e adesso mi cerca perché sono famoso. Ma sono solamente un semplice ragazzo che aveva bisogno di un padre».