Nel giorno in cui ricorre l’ottavo anno dalla morte di Gabriele Sandri, ha parlato il padre, Giorgio, che ha raccontato dell’affetto ricevuto da tutto il mondo del calcio e non solo:
E’ cambiato qualcosa in questi anni?
“La cosa più importante è stato l’essere accompagnati da tante persone che ci hanno espresso solidarietà. Questo ci ha dato la forza di proseguire il processo e di arrivare alla giustizia. Come posso, voglio ringraziare chiunque in questi anni ci ha tenuto per mano. Un vuoto rimane, il dolore rimane nonostante passino gli anni, nonostante accadano tragedie come la nostra o simili. Gabriele non viene mai dimenticato, grazie a chi ci segue e a chi ci vuole bene”.
Lei ha avuto modo di apprezzare e di vivere la potenzialità affettiva che c’è in un mondo controverso anche nel tifo. Ci si sta rapportando nella maniera giusta in questo mondo? Il tifo ha la possibilità di esprimere anche un grande amore…
“Il tifoso ormai viene considerato poco e niente. Il tifo non si vorrebbe più allo stadio ma nei divani di casa. Cercano di allontanare i tifosi dallo stadio perché per loro possono portare problemi, spese per la sicurezza. Così si uccide la passione del tifo, della propria squadra. Oggi si allontanano i tifosi dagli stadio, un domani così facendo si allontaneranno anche le persone dagli abbonamenti televisivi. Probabilmente si tornerà al cinema”.
La sua famiglia ha sempre avuto un comportamento sempre educato e forte, complimenti. Come siete riusciti a dividere nel dramma chi ha sfruttato il vostro dolore e chi sinceramente vi era vicino?
“Sono cose che si sentono. Chi ci è stato vicino è perché credeva con il cuore di starci vicino. La tragedia che abbiamo vissuto ha colpito tutte quante le persone che ci hanno accompagnato in questi anni. La vicinanza e l’affetto delle persone era così evidente e spontanea che ci ha dato la forza di andare avanti nel periodo del processo e durante una sentenza che credevamo iniqua e quando poi si è arrivati a una sentenza vera. Grazie a chi ci sta ancora vicino. Dopo otto anni Gabriele non viene dimenticato, questa è la nostra forza”.
Il soggetto più difficile da affrontare a volte è lo Stato.
“A livello d’affetto ho avuto la gente, il popolo e i tifosi di tutte le squadra d’Italia e non solo. Per quanto riguarda le Istituzioni, hanno cercato di nascondere cosa è successo, far passare Gabriele per quello che non era e hanno cercato di rendere Spaccarotella una vittima. Così non era, così non è stato, tutti quanti hanno capito”.
Grazie alla forza mediatica del pallone, il vostro processo è uno dei pochi che ha ottenuto una parziale giustizia. Quante volte ha pensato che oltre alla sua sofferenza c’è anche quella dei figli di chi ha sparato?
“Se vogliamo stare attenti a tutto quello che succede quotidianamente lo possiamo pensare tutti i giorni. Rabbrividiamo sentendo alcune notizie. La sentenza è stata di omicidio volontario, se non ci fosse stato il mondo del calcio probabilmente Gabriele non avrebbe avuto giustizia. Hanno fatto un autogol quando hanno parlato di ultrà per nascondere quello che era successo. Hanno messo in mezzo il mondo del calcio che non centrava nulla in tutto questo”.
Fonte: Retesport