La Roma si è classificata per gli ottavi di Champions ma è uscita dal campo sotto i fischi dei propri tifosi. “Un atteggiamento raro in un Paese in cui si è sempre data la priorità al risultato a prescindere. – scrive Arrigo Sacchi – Tuttavia un segnale importante per lo sviluppo e la crescita del nostro sistema calcistico: senza bellezza e merito non ci sarà futuro. Ancora una volta il pubblico ha dimostrato una maturità e una cultura sportiva che purtroppo diversi addetti ai lavori non posseggono. I fischi dei tifosi bocciano anche un gruppo di giocatori che non sempre si trasforma in una squadra nello spirito e nel gioco. Ho ascoltato dopo l’incontro alcune interviste dei calciatori romanisti e alcune disamine dei media che mi hanno preoccupato per la superficialità e il populismo: senza autocritiche e critiche non si migliora.
La partita era sicuramente complicata per tanti motivi: poca serenità ambientale, momento di scarsa forma di alcuni giocatori, diversi infortuni e un gruppo formato da buoni elementi, ma che sono soprattutto solisti. Per questi motivi sarà un lavoro duro per Garcia formare una vera «squadra organica» e compatta. La partita col Bate è stata una sofferenza terminata bene solo nel risultato e per l’impegno individuale. Purtroppo se i ragazzi non smetteranno di giocare individualmente difficilmente il futuro potrà esser ricco di soddisfazioni internazionali. In Europa si vince principalmente col collettivo e col dominio del pallone, in Italia con la difesa e le individualità. Non si cerchi il capro espiatorio nel solo Garcia, anche se lui dovrà mettere al centro del progetto il gioco, ma in futuro ogni giocatore dovrà mettere da parte superficialità e protagonismi e muoversi collettivamente. Tuttavia con la volontà, con la modestia e con l’impegno di tutti, i fischi presto si potrebbero tramutare in applausi. Buon lavoro”.