(B. Saccà) – Un blindato dei carabinieri. Una volante. Uomini della sicurezza come ombre. Tutti a vigilare sui segreti di una squadra che da giorni prepara nella più assoluta riservatezza la partita del secolo. Non è il Barcellona di Leo Messi,ma il Bate Borisov guidato da Aleksandr Yermakovich, piombato a Roma già mercoledì scorso per sigillarsi in un ritiro che si concluderà soltanto dopodomani, alla fine della sfida di Champions con la Roma. Sembra un paradosso, eppure i giallorossi ce l’hanno quasi dentro casa il nemico: perché, per l’occasione, il Bate ha scelto di rinchiudersi in un hotel annegato nel verde, e foderato di silenzio, a metà strada tra la città e il mare. In linea d’aria, a cinque chilometri da Trigoria. Nessuno fiata, nessuno appare nella sede del ritiro: giusto qualche parola di russo confessa ma non spiega la presenza straniera. I cancelli sono sprangati e presidiati, i cronisti consegnati ai carabinieri («Ma come siete entrati?»), perfino l’interprete della squadra tradisce indecifrabili timori. Non un rumore, dalla hall. Un ritiro fantasma. «I giocatori si allenano nei campi dell’albergo, qui dietro, e in palestra. Ogni tanto li vediamo. Stanno benissimo qua. Mangiano italiano, però niente pizza, fa male…», ci sussurra un impiegato dell’hotel, che prega di rimanere anonimo, pur non essendosi mai presentato… Insomma, reduce dalla vittoria del campionato bielorusso per la decima stagione consecutiva, il Bate coltiva il sogno di compiere un’acrobazia che lo catapulterebbe nel mito. Mai ha superato i gironi della Champions, e mercoledì avrà la possibilità di spiccare il volo. Il suo campionato è finito da settimane, e Yermakovich potrà disporre di tutta la rosa. Glimanca solo James Bond.