(S. Carina) – La fotografia del momento della Roma non è soltanto l’eliminazione in coppa Italia per conto dello Spezia. Non sono nemmeno le umiliazioni subite recentemente al Camp Nou o col Bate. E non va ravvisata neanche nello sguardo vitreo di Totti l’altra sera in tribuna o nell’Olimpico desolatamente vuoto al quale è seguito ieri una Trigoria avara di tifosi che poi si sono palesati in serata, quando all’uscita dalla cena organizzata da Roma Cares, in cento hanno lanciato uova nei confronti della squadra e preso a calci il pullman. Queste sono soltanto diverse sfaccettature della punta di un iceberg che sotto racconta un film già visto il 30 maggio, quando Garcia, rinfrancato dal derby vinto e dal secondo posto, alzò il tiro: «Siamo la quinta forza economica della serie A; Dobbiamo vendere prima di comprare; La Juventus è irraggiungibile».
TUTTO IN UNA GARA Seguì l’auto-invito del tecnico al meeting di Londra con tanto di esclusione e il lento depotenziamento estivo di Rudi da parte del club. Che all’epoca decise di non decidere. E ora sta facendo lo stesso. Pallotta si dice «disgustato», Sabatini si professa «preoccupato», Baldissoni non parla, Zanzi sorride, Garcia – divenuto nel frattempo il capro espiatorio ideale da sacrificare sull’altare della piazza – in versione marziano di Flaiano chiede «11 lupi contro il Genoa». E la risposta qual è? Il ritiro. Lo stesso ritiro che non più tardi di 7 mesi fa veniva etichettato dagli stessi protagonisti come un’«opzione fuori tempo», «da calcio antico» e «inutile», tanto da varare quello a giorni alterni. Intanto ieri colloquio tra Garcia e la squadra che a differenza del solito è stato un confronto. Tradotto: anche i calciatori hanno detto la loro. Sono ormai settimane che il redde rationem sembra essere imminente. Anche stavolta tarda ad arrivare. Nemmeno quando c’è l’ok di Pallotta a cambiare rotta. La domanda è lecita: se c’è il sì del presidente (o meglio: non c’è più il veto alla permanenza a tutti i costi di Rudi) cosa si attende? Può cambiare una vittoria col Genoa le valutazioni su quanto sta accadendo da un anno? Perché al netto del ko con lo Spezia, è bene ricordare che la Roma non è quinta da domenica, dopo il pari col Napoli, ma lo è nell’anno solare.
LUCIANO DI RITORNO Due le possibili risposte: 1) Sollevare Garcia comporterebbe (se le parole hanno ancora un valore) anche le dimissioni di Sabatini che pochi giorni fa ha dichiarato: «Se affonda Rudi, affondiamo tutti». E infatti ieri la versione (ufficiosa) che trapelava dalla Roma era analoga. Ossia: se si dovesse valutare solo per quanto accaduto con lo Spezia, Trigoria dovrebbe essere deserta. 2) Non è stato ancora individuato il sostituto. Ipotesi che prende corpo, sondando alcuni agenti vicino al ds che si sono mossi per suo conto. I motivi sono vari: Spalletti (contattato e disponibile al ritorno ma a partire dal 22 dicembre per complicate questioni fiscali con lo Zenit) non convince una parte della dirigenza, restia ai déjà vu. Mazzarri non dispiace ma è il suo carattere a suscitare perplessità. Entrambi poi, non accetterebbero il ruolo di traghettatore. Difficile lo faccia anche un altro pallino del ds, Bielsa, sondato nelle ultime ore. Una figura che potrebbe invece ricoprire Lippi. Le perplessità sul suo conto invece sono dovute al fatto che da tempo è lontano dalla routine e dalle pressioni della serie A. In questo empasse si attende il Genoa e si festeggia il Natale. Senza Pallotta (tornato negli Usa) e senza i dipendenti di Trigoria, esclusi ieri dalla festa organizzata dal club. Motivazione: l’evento era di beneficenza e hanno partecipato soltanto gli sponsor e i calciatori. Al termine, via al ritiro. Prima, sia la contestazione dei tifosi che il messaggio di speranza di Garcia: «La stagione non è ancora finita. Sono certo che dopo la tempesta arriverà il sole». La conferma dell’ultima chance concessa a Rudi arriva da Sabatini (a cena con gli agenti Mascardi e Giuffrida): «Domenica Garcia sarà in panchina». Poi pillole di mercato: «Castan resterà, Iturbe c’è una trattativa col Watford».