(A. Serafini) – Nel caos calmo di Trigoria, Rudi Garcia non può far altro che stringere i denti attaccandosi con forza all’ultimo appiglio che lo tiene legato alla panchina romanista. Per questo il tecnico è arrivato ieri nel centro sportivo di buon mattino, preparato ad affrontare la squadra nello spogliatoio in uno dei consueti discorsi post gara. Un’abitudine che neanche ad un passo dal baratro ha però registrato toni accesi, perché se le difficoltà sono chiare e ben visibili a tutti, l’unica via d’uscita conosciuta dal tecnico ha continuato a soffermarsi su un unico aspetto.
«Ricostruite subito e ripartite senza mollare un centimetro», il concetto generale espresso da Garcia davanti al gruppo e allo staff (non erano presenti i dirigenti), consapevole di non essere mai arrivato così vicino all’addio forzato dalla capitale. Alla fine si è discusso per circa un’ora, in cui oltre ai soliti messaggi di fiducia e di invito a non cedere di fronte alla pressione esterna. Durante la giornata si sono riviste e analizzate le immagini della partita che in qualche modo potessero spiegare lo stato di crisi del gruppo. È stato fatto notare per esempio che nell’arco dei 120 minuti giocati contro lo Spezia, nessuno dei presenti in campo sia mai riuscito a superare in dribbling l’avversario, un elemento preoccupante considerando il livello dell’avversario.
Il meccanismo è inceppato e i metodi per sbloccarlo sono ancora lontani all’orizzonte, quindi per non lasciare affondare la barca non ci sono state discussioni sulla decisione di iniziare sin da subito il ritiro fino alla prossima gara con il Genoa all’Olimpico.
Ma anche di fronte a mali estremi, non c’è stato spazio per estremi rimedi. La squadra infatti sarà obbligata a cenare e poi dormire nelle stanze del «Fulvio Bernardini», con la possibilità però durante il giorno di interrompere «la clausura» in base agli orari quotidiani degli allenamenti. In pratica ci saranno momenti di libera uscita, prima di varcare i cancelli e riunirsi tutti insieme a tavola dentro Trigoria.
E di conseguenza non c’è stato il consueto spirito natalizio neanche ieri sera, quando la squadra intera si è riunita presso gli Studios sulla Tiburtina per partecipare ad una cena a scopo benefico organizzata dagli sponsor e dalla fondazione di casa «Roma Cares».
Infortunati a parte (presenti, ma non con l’obbligo di partecipare al ritiro) soltanto i dirigenti hanno raggiunto successivamente l’evento: Baldissoni e Zanzi hanno cenato allo stesso tavolo di Garcia, mentre non c’è stato il tempo di incrociarsi con Sabatini, indaffarato nei convulsi giri e incontri di mercato fissati in agenda. Il ds si è trattenuto per circa 10 minuti prima di salutare e risalire in macchina e dirigersi in un ristorante in zona Parioli.
Uno sguardo cupo che ha racchiuso l’espressione generale della squadra, accolta da una quindicina di tifosi, ma intenta più che altro a chiedere autografi e foto con maggior insistenza soltanto a Totti e Strootman.
All’uscita però i tifosi all’esterno del locale sono diventati duecento e hanno preso di mira il pullman della squadra con calci e lanci di uova al grido «La nostra fede non va tradita, mercenari». L’intervento della Digos ha evitato il peggio.