(V. Di Corrado) – «L’ho visto gioire per aver colpito il nostro pullman con i petardi e poi ci ha intimato di scendere». A riferirlo ai giudici è uno dei tifosi del Napoli che erano a bordo del pullman proveniente da Milano, che sarebbe stato attaccato nei pressi dell’Olimpico da Daniele De Santis, prima del fischio d’inizio della finale di Coppa Italia del 2014 tra Napoli e Fiorentina.
L’ultrà romanista è a processo con l’accusa di omicidio volontario per la morte di Ciro Esposito, il tifoso napoletano intervenuto per fermare l’agguato e morto dopo 50 giorni di agonia per i colpi che sarebbero partiti dalla pistola che impugnava De Santis. Ieri nell’aula bunker di Rebibbia sono stati ascoltati come teste quattro tifosi del Napoli che erano arrivati da Milano per assistere al match. «Ho sentito una prima esplosione tra il primo piano e il secondo piano del pullman – ha raccontato uno di loro – poi ho visto un uomo corpulento, che successivamente ho riconosciuto essere De Santis, lanciare un altro petardo verso l’uscita centrale del pullman. Rideva e diceva “scendete”. Stava per far esplodere un altro colpo, quando i miei concittadini hanno richiamato l’attenzione dei tifosi napoletani che erano a piedi. Lui ha indietreggiato e poi ho sentito subito alcuni colpi di pistola. Li ho distinti chiaramente dal suono delle bombe carta perché ho il porto d’armi». «I Ris hanno confermato che i colpi sono partiti dopo il pestaggio», tiene a precisare l’avvocato Tommaso Politi, legale di De Santis.
Sempre nell’udienza di ieri è stata sentita come teste la signora Baglivo, titolare del Ciak Village, ex sede di una discoteca. «Quando ho visto che alcuni tifosi napoletani hanno cominciato a picchiare De Santis, ho preso la pompa d’acqua per spegnere gli animi e i petardi, finiti sopra la tensostruttura. Ricordo che ci sono state tre ondate di pestaggi. Erano ammucchiati su De Santis, era insanguinato. Si è rifugiato nel club per nascondersi e lì l’ho riconosciuto. Mi ha detto “aiutami”. Allora io ho cercato di farlo rotolare verso l’interno. Poi ho trovato tra due vasi una pistola e l’ho gettata in un bidone per evitare un’altra tragedia». «Sono emerse in questa udienza ulteriori verità che chiariscono il gesto eroico di Ciro che ha pagato con la vita il suo altruismo», commentano gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, della difesa di Esposito.