(M. Villosio) L’ira dell’allora sindaco Ignazio Marino, dopo lo scempio della Barcaccia e di piazza di Spagna perpetrato dai tifosi del Feyenoord il 19 febbraio scorso, era stata funesta. La reazione impettita: «Ho detto all’ambasciata olandese che chi rompe paga». Per questo al processo di Rotterdam, che si è aperto il 27 novembre e vede imputati 44 dei presunti vandali identificati in Olanda in buona parte attraverso immagini e foto diffuse nei tg, magistrati e media locali sono rimasti interdetti. Si attendevano frotte di giornalisti dal nostro Paese, ma soprattutto la costituzione come parte civile di Roma Capitale. Avevano anche precettato a tempo pieno due interpreti dall’olandese all’italiano. Peccato anche al processo contro chi 9 mesi fa giocò a bowling con il nostro patrimonio artistico il Campidoglio non risulti pervenuto.
Lo ha rivelato per primo il Giornale Radio Rai, che con l’unica inviata italiana presente in terra olandese sta seguendo il processo. «Abbiamo mandato fino all’ultimo giorno utile tutta la documentazione a Roma senza ricevere risposta», ha dichiarato al suo microfono Ernst Pols, procuratore addetto ai rapporti con la stampa del tribunale di Rotterdam. Neanche il poliziotto italiano rimasto ferito nel lancio di una bomba carta (per cui uno degli imputati è accusato di tentato omicidio) ha chiesto di costituirsi in un processo nel quale avrebbe avuto ottime chance di risarcimento.
Il Comune conferma l’assenza ma, sondato informalmente da «Il Tempo», si giustifica: nessuno avrebbe trasmesso gli atti all’avvocatura del Campidoglio, che ha preferito inoltre evitare di pagare un legale sul posto per fargli seguire un processo al termine del quale sarà possibile comunque esigere risarcimento in sede civile con in mano condanne certe.
Oggi intanto termina la sfilata degli imputati, mentre la sentenza è fissata per l’11 dicembre. Gli ultras alla sbarra hanno tra i 17 e i 41 anni, sono accusati di reati che vanno dalla violenza a pubblico ufficiale a quella contro luogo pubblico. Ampio spazio negli interventi dei prosecutor olandesi è stato dato ai titoli dei giornali italiani, tra cui l’«Olandesi animali» sparato in prima pagina dal «Il Tempo» il giorno dopo la devastazione compiuta dai “tifosi”. Tra loro, alla sbarra, molti laureati, padri di famiglia e universitari. Anche un poliziotto di Amsterdam, la città dell’Ajax, che alla vergogna della divisa macchiata deve aggiungere quella di vedersi “smascherato” come tifoso degli acerrimi rivali del Feyenoord.