(T. Carmellini) Un errore grossolano dell’arbitro Damato sfila dalle tasche di Garcia due punti che la Roma avrebbe portato via da Torino senza fare un tiro in porta. È tutto vero ed è il bilancio, amaro, dell’anticipo giallorosso che conferma la crisi d’identità della squadra di Garcia incapace di giocare il «suo» calcio. Senza schemi né idee, ma soprattutto senza quella voglia, quella cattiveria agonistica che tifosi e società chiedevano a gran voce dopo il filotto «nero» Bologna-Barcellona-Atalanta. Ma ora è importante che la svista del fischietto di Barletta e del suo staff non diventi alibi: per nessuno. I numeri parlano chiaro e dicono che la Roma ha racimolato solo cinque punti nelle ultime cinque partite: così non si va da nessuna e la sfida contro il Bate Borisov in programma mercoledì all’Olimpico rischia di diventare l’ultima spiaggia per i giallorossi ma soprattutto per il loro tecnico che, come sempre accade in questi casi, pagherà per tutti.
Perché se è vero che il problema è il gioco (cosa della quale risponde chiaramente Garcia), è innegabile che i giallorossi sembrano essere andati ancora una volta in tilt con la testa. Anche ieri una partita non giocata (complice anche un Torino modello barricata), ma senza mai un guizzo, con il primo tiro in porta vero a tempo quasi scaduto e un vantaggio arrivato casualmente. Colpa di tutti, di interpreti scomparsi, di protagonisti chiamati a dire la loro ma che continuano a fare scena muta a partire proprio dal bomber «pesante» arrivato in estate per prendere in mano l’attacco giallorosso: Dzeko. Il bosniaco sembra essersi adeguato rapidamente alla situazione e anche ieri (o forse ieri per la prima volta davvero) ha sbagliato almeno due gol che un bomber di razza segna sempre.
Ma è tutta la squadra che non gira, perché quando a sette minuti dalla fine stai vincendo (seppur non meritatamente), la partita la devi chiudere: devi essere in grado di «congelare» il pallone. E invece, una volta ancora, la Roma non solo non l’ha chiusa (mega errore di Dzeko), ma è riuscita nell’impresa impossibile di concedere agli avversari l’occasione: l’unica. Quella che poi l’errore arbitrale (lo stesso Ventura nel dopo-gara commenterà l’intervento di Manolas chiaramente sulla palla con imbarazzo), trasforma in disfatta: perché questo pareggio, il primo stagionale per la Roma dopo essere andata sull’1-0, assomiglia maledettamente a una sconfitta. Eppoi, come se non bastasse, la voglia di rimettere Gervinho in campo dopo tre soli giorni di allenamento, costerà caro alla squadra che mercoledì contro il Bate dovrà fare di nuovo a meno dell’ivoriano: forse questo è il vero e unico errore della giornata maledetta di Garcia. Certo, dopo aver visto il nulla cosmico di Torino, resta difficile immaginare come questa Roma potrà qualificarsi agli ottavi di Champions contro i bielorussi, già arrivati nella Capitale per preparare quella che per loro sarà la partita della vita. E non solo per loro…